Cinzia Leone: “La malattia ha stravolto la mia vita”, 30 anni per guarire
Aveva un mal di testa fortissimo, stava già sanguinando ma non lo sapeva. Il messaggio di Cinzia Leone oggi è più forte di questo racconto
Dell’aneurisma Cinzia Leone ha raccontato più volte, di quel drammatico giorno e di come sua madre, Francesco Nuti e chi l’ha operata negli Stati Uniti le hanno salvato la vita. A La volta buona oggi dice molto di più.
E’ una fortuna che in tv si parli anche di vita vera, sempre di più, e poche cose lo sono come le risate e gli occhi lucidi di Cinzia Leone, i suoi ricordi e i suoi messaggi. Nessuno voleva operarla ma in America sì solo che al suo ritorno era tutto da fare, la riabilitazione per il fisico ma anche recuperare la sua identità. Aveva solo 32 anni Cinzia Leone, ci ha messi 30 anni per guarire, l’ha capito presto che non ci avrebbe messo poco tempo.
Cinzia Leone a La volta buona, dopo la malattia
La riabilitazione in una clinica ma un giorno accade qualcosa in quel parcheggio: Cinzia alza il volume della musica e si mette a ballare in quel cortile, nel parcheggio, sentiva tutta la forza della vita. La rimproverarono ma niente come in quel momento le aveva dato la spinta giusta per rompere le righe.
“Invece io avrei detto a tutti i miei colleghi e glielo dicevo ‘ballate ballate‘ – si riferisce alla mente – camminate qua e cominciate da qua perché è da qua che si comincia a creare il percorso da fare per tornare a muoversi e quindi quel ritmo era il ritmo della vita”. Ci vuole forza, ci vuole la spinta gusta, non basta solo la riabilitazione.
“Questi passaggi frutto del sorriso e della risata, il momento di emozione, sono normali. Ormai li abbiamo normalizzati in televisione, nel senso che se sono storie di vita la vita non è ferma, la vita è mossa”.
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Cinzia Leone non doveva solo riprendere la mobilità del corpo ma doveva anche recuperare la sua identità. “Sia uno che l’altro ed è staro un periodo durato trent’anni… io ne avevo 32 e non sapevo quanto ci avrei messo. Le prese di coscienza sono arrivate man mano quando ho capito che non ci avrei messo un anno o due”.
Era una ragazza di trent’anni all’apice del successo e quella sera se non fosse uscita, perché aveva un mal di testa terribile, se fosse rimasta a casa, se sua madre non l’avesse spinta ad andare al cinema, a prendere un taxi, oggi non sarebbe qui. “Io stavo già sanguinando e lo ignoravo completamente… avevo un mal di testa fortissimo”.