Camilla Mancini, scrittrice che ha trovato il coraggio di raccontare il suo dolore
A Verissimo Camilla Mancini, la figlia di Roberto Mancini racconta il peso del suo volto diverso, il bullismo, il coraggio di parlarne, il suo libro
Camilla Mancini è la figlia di Roberto Mancini, è la scrittrice di “Sei una farfalla”, è l’esempio che vorremmo per tutti i ragazzi. Ha subito il bullismo da bambina, quando le hanno fatto capire che il suo volto non era come quello di tutti gli altri.
Camilla Mancini è nata con una paresi al viso, sua madre aveva avuto delle complicazioni durante il parto. Con il suo volto per lei così normale ha sempre convissuto, si è sempre vista così con la paresi: “non avevo un mezzo di giudizio, non mi sono mai vista completamente simmetrica e quindi l’immagine che io vedevo di me allo specchio riflessa era un’immagine che mi andava bene perché ero io ma hanno iniziato a farmi pesare insomma il mio aspetto fisico i bambini all’età di 7 anni quando ho iniziato a vivere episodi di bullismo e quindi il loro etichettarmi come diversa, il loro isolarmi mi ha portato a chiedermi perché… cosa ho io di diverso…”.
Camilla Mancini le cicatrici emotive
Sono cicatrici emotive profonde che avrà per sempre, grazie a un percorso si sono rimarginate ma basta poco per farle riaprire. Ha sofferto di attacchi di panico, c’è tanto da raccontare della sua vita, dei suoi anni ed è tutto nel suo libro, un libro da leggere.
Il bullismo è durato fino ai 15 anni ma non è finito tutto lì, poi è iniziato altro, le domande, il volere tenere tutto sotto controllo ma non è possibile. A casa raccontava tutto, a casa c’era per lei tutto l’amore possibile, a casa Camilla Mancini era accolta.
“Io vivevo un po’ due realtà parallele perché a scuola venivo ovviamente rifiutata quindi venivo isolata, a casa accolta, venivo proprio amata e quindi avevo queste due dimensioni. Io nonostante il bullismo ero una bambina felice, quello che succedeva a scuola io tendevo un po’ a dissociare quindi rimaneva nelle mura scolastiche, quando uscivo non lo so la mia testa è come se dimenticava, a casa lo raccontavo e questa forse è stata la mia fortuna, io trovavo un grande senso di inadeguatezza e mi vergognavo però evidentemente questa voglia di liberarmi era più forte e il problema è quando non se ne parla e poi si convive con un dolore da soli e a volte poi questo dolore porta a un epilogo bruttissimo invece bisogna parlarne, bisogna trovare il coraggio di parlarne anche se non è facile”.