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Report fa il record di ascolti ma Aldo Grasso stronca Ranucci: “non è servizio pubblico”

La prima puntata di Report fa il record di ascolti ma non è piaciuta ad Aldo Grasso che dal Corriere della sera stronca il programma di Rai 3

dal corriere aldo grasso stronca report

Quasi 3 milioni di spettatori ieri davanti alla tv per la prima puntata della nuova stagione di Report con il record storico per il programma di Rai 3 vicino al 14 % di share. Una puntata di cui si era molto parlato anche prima della messa in onda, con anticipazioni che sembravano dover far tremare il Governo. Ed effettivamente c’era tanta curiosità da parte del pubblico che ha premiato con grandissimi ascolti il programma di Sigfrido Ranucci. Per Aldo Grasso però, tanto rumore per nulla: Report non ha raccontato niente di eccezionale e non ha fatto, a suo dire, Servizio Pubblico.

Dalle pagine del Corriere della sera oggi, il critico televisivo, stronca senza mezzi termini il programma di Rai 3 e anche lo stile con il quale, le inchieste vengono portate in prima serata. Sottolinea Aldo Grasso nel suo articolo sul Corriere della sera: “Il servizio che nelle intenzioni degli autori avrebbe dovuto spingere il ministro Alessandro Giuli alle dimissioni inizia con una intervista a Rainaldo Graziani, fondatore di Meridiano Zero, che lo descrive come «una figura brillante». Trascorsi di cui Giuli ha già parlato in articoli passati. A questo si aggiunge anche il riferimento a un suo coinvolgimento nella stesura del programma culturale della Lega“.

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Aldo Grasso stronca Report: non è servizio pubblico

L’articolo, pubblicato oggi sul Corriere della sera, evidenzia che si è fatto “tanto rumore per nulla” e che dopo la puntata del programma di Ranucci in onda ieri sera su Rai 3, non cambierà assolutamente nulla. Chi si aspettava uno tsunami capace di travolgere un ministro o persone che contano nel Governo di Giorgia Meloni, si sbagliava. Ed effettivamente si è parlato per giorni molto di più delle anticipazioni di quello che avremmo dovuto vedere, con la testa dell’ex ministro Sangiuliano in primo piano e i suoi 13 punti di sutura, più che di quello che poi è andato in onda il 27 ottobre su Rai 3.

Scrive Aldo Grasso sul Corriere delal sera: “Ma davvero Spano, capo di gabinetto del ministro Giuli, ha rassegnato le dimissioni undici giorni dopo aver ricevuto l’incarico per paura dell’inchiesta «Da Boccia a Boccioni»? E poi per cosa? Perché il suo compagno aveva una consulenza al Maxxi, tale da configurarsi come conflitto d’interessi? O c’è altro che esula dal presunto scoop di «Report»?”.

E ancora: “ Poi c’è la storia della mostra sul Futurismo affidata a un giornalista del «Tempo» cui il critico d’arte Alberto Dambruoso aveva chiesto il favore di una recensione per segnalarsi al ministro: il racconto era così raffazzonato che era difficile capire dove andasse a parare. Insomma, la tanto strombazzata inchiesta di «Report» ci conferma che il ministro Gennaro Sangiuliano era un pasticcione inadeguato al ruolo, che Alessandro Giuli, oltre a un passato giovanile in formazioni di estrema destra (fa rabbrividire ma si sapeva) ha una passione per la cultura esoterica (è una colpa?), e che ci sono scontri all’interno di Fratelli d’Italia“.

Aldo Grasso conclude il suo articolo su Report con queste parole: “Però questo giornalismo sigfridico ricorda molto metodi basati sul «dileggio all’olio di ricino» (copy Giuliano Ferrara). Se a LAB Report insegnano questi metodi, non si parli di servizio pubblico“.

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