Michele Bravi a Belve: “Mi buttavano nella spazzatura, per me era la normalità”
Michele Bravi racconta a Belve che in quei momenti chiudeva gli occhi, non capiva. Ha desiderato che le persone che amava morissero con lui
A Belve oggi in seconda serata l’intervista a Michele Bravi, un appuntamento da seguire perché il cantante tocca argomenti come il bullismo, spiega quel desiderio che tutte le persone che amava morissero con lui, ma che oggi è il pensiero più triste che si porta dentro, e lo fa con una apparente leggerezza, con la semplicità e la profondità di chi quegli incubi li ha vissuti davvero. A Francesca Fagnani racconta di quando lo buttavano nella spazzatura, della depressione dopo il tragico incidente stradale ma anche altro. E’ Davide Maggio ad anticipare un pezzetto dell’intervista di Michele Bravi.
Michele Bravi a Belve
Atti di cattiveria o di bullismo, Michele Bravi ne parla a Belve facendo scoprire che pur vivendo uno stato terribile per quelle azioni per lui quella era la normalità, non gli dava un peso, gli bastava chiudere gli occhi, soffriva è ovvio ma non capiva. “Vivevo lo stato più brutto di tutti, non stavo… quando succedevano quegli atti di bullismo che mi chiamavano Michecca, mi prendevano e mi buttavano nella spazzatura, non avevo percepito però che avrebbe avuto un impatto nella mia vita, non gli davo un peso, per me era la normalità, era una cosa che non mi piaceva della giornata e allora in quel momento chiudevo gli occhi”.
Nella sua vita c’è il tragico incidente in cui ha perso la vita una donna. Michele Bravi si è allontanato da tutto e tutti e ammette di avere fatto pensieri che definisce “tanto pericolosi“.
“Questa cosa non l’ho mai raccontata a nessuno. Quando parlavo di allucinazione… Era che io veramente pensavo che stessimo tutti in un sogno e l’unico modo per svegliarsi era annientarsi. A un certo punto ho proprio sperato che le persone che amavo morissero insieme a me, perché pensavo di averle condotte in un incubo, che non era la cosa reale, ed è quello il pensiero più triste che mi porto dentro”.