Red Canzian: “Il giorno prima stavo bene, il giorno dopo non stavo in piedi”
A Oggi è un altro giorno Red Canzian: "Grazie a Dio sto bene" ma ricorda i primi giorni dopo il malore, l'infezione
Ospite in studio Chiara Canzian, in collegamento con Oggi è un altro giorno Red Canzian. “Grazie a Dio sto bene” è la prima risposta dell’artista ma ci sono voluti due mesi per uscire dall’ospedale, per curare l’infezione al cuore. “Una cosa inattesa, il giorno prima stavo bene e il giorno dopo sono caduto a terra, non stavo in piedi”. Un’infezione si stava attaccando a vari organi ma soprattutto alla protesi aortica di Red. Canzian ha avuto davvero paura, ha percepito che era una cosa grave: “L’ho sentito dentro di me perché io non sono mai stato in quelle condizioni da perdere l’equilibrio, sragionavo, ho avuto paura di perdere il controllo del mio corpo. Dopo 5 giorni sono uscito da questo tunnel e ho iniziato a concentrarmi sulle cose che avrei dovuto fare e non potevo”. Red Sapeva che la figlia Chiara ed altre persone nei loro ruoli avrebbero portato tutto avanti perché la sua opera l’avevano vista nascere.
Red e Chiara Canzian a Oggi è un altro giorno
“Il 4 gennaio iniziavano le prove ma papà è stato ricoverato e io ero a casa con il covid e mi ha chiamato Bea che papà stava male ed è stato sconvolgente perché il giorno prima stava bene” ed è la figlia di Red Canzian a raccontare quei primi giorni: “Per fortuna ci siamo sentiti tutti i giorni, confortati dal riuscire a sentirlo anche se la situazione era grave… Io ho messo un muro alle emozioni, non potevo cedere perché volevo che tutto fosse perfetto e potesse andare in scena come papà l’aveva pensato” si riferisce all’opera Casanova, che Red non ha potuto più seguire, ci hanno pensato sua moglie, sua figlia, e il figlio della sua Bea.
Red in ospedale quando stava male pensava al padre: “Mi piaceva immaginare che mio papà chiamava a raccolta tutti lassù per darmi una mano perché è un pensiero che ti conforta. Ho capito che non avrei potuto essere presente alle prove di Casanova ma nemmeno ai primi debutti” e infatti l’ha visto solo a febbraio ma con un permesso speciale dell’ospedale e con accanto il professore che l’aveva operato, tornando poi in reparto a mezzanotte. “Sono stato curato in modo straordinario dalla sanità italiana meravigliosa che a volte critichiamo ma dovremmo andare in America per capire quanto siamo migliori noi”.