Fiction e Serie TV

Il Gattopardo strizza l’occhio a Bridgerton e divide ma spopola su Netflix

Tra critiche feroci e riconoscimenti Il Gattopardo splende di luce propria e spopola in Italia su Netflix: ottimi numeri per una serie che parla al presente

serie netflix il gattopardo

Tra critiche durissime e recensioni positive, il Gattopardo conquista la vetta su Netflix. Se l’obiettivo era quello di conquistare le vette delle classifiche di Netflix, bhè allora chi ha pensato a questa serie, con la narrazione che strizza l’occhio a Bridgerton e cerca di conquistare il pubblico giovane che non vuole fare paragoni con il film di Visconti e il romanzo, allora la missione è compiuta. Il Gattopardo ormai da una settimana è primo tra le serie più viste in Italia su Netflix. Un vero e proprio effetto domino che ha portato tra le altre cose, il film storico di Visconti a tornare in vetta tra le proposte di RaiPlay. Non un caso.

Ovviamente parliamo di due prodotti totalmente diversi, non a caso, la critiche si è davvero spaccata. C’è chi a quanto pare dal Gattopardo si aspettava decisamente di più e c’è chi invece ha trovato nella serie il giusto compromesso per rivolgersi a quel pubblico di giovanissimi che hanno amato la serie inglese Bridgerton e che cercano nell’opera ispirata al romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa nuovi eroi e nuove eroine. Non a caso, tolto Kim Rossi Stuart che regala nei panni del principe di Salina, un’ottima interpretazione, i veri protagonisti sono gli eredi della dinastia. Tancredi, nipote del Gattopardo, sua moglie Angelica e Concetta, la figlia del principe, che simboleggia in qualche modo l’emancipazione femminile, tutto quello in cui uno spettatore di 15 o 17 anni oggi potrebbe voler rivedere in una narrazione che non deve essere polverosa e antica.

Il Gattopardo tra critiche feroci e ottimi numeri su Netflix

Ambientata nella Sicilia del 1860, durante i moti risorgimentali, la serie segue le vicende del principe Fabrizio Corbera di Salina (interpretato da Kim Rossi Stuart) e della sua famiglia aristocratica. Mentre l’unificazione italiana minaccia l’ordine sociale esistente, il principe cerca di preservare il prestigio della sua casata. Il nipote Tancredi Falconeri (Saul Nanni) abbraccia il cambiamento unendosi ai garibaldini e sogna di sposare la sua amata cugina o forse, la illude di amarla. In realtà si ritroverà ben presto anche lui “vittima del sistema” quando suo zio deciderà di chiedere la mano di Angelica Sedara (Deva Cassel), figlia del nuovo sindaco borghese. Don Fabrizio sa bene che così facendo sua figlia Concetta (Benedetta Porcaroli), lo odierà profondamente ma è un rischio che deve prendersi perchè è il solo modo per raggiungere il suo scopo. Dare un patrimonio a suo nipote, che non ha nulla di suo, e dare un titolo nobiliare a una famiglia borghese che voleva solo quello.

Le storie dei protagonisti, quasi da soap, diventano dunque il tema centrale della serie, mentre i moti rivoluzionari e la conquista dell’Italia, l’unificazione, diventano solo lo sfondo storico di quello che sta succedendo.

Il Gattopardo poi non è Bridgerton e questo doveva essere chiaro probabilmente sin da subito anche a chi non aveva mai sentito parlare prima del romanzo. Non ci sarà serialità e quella modernità che non è piaciuta agli estimatori di questa storia, non ha nulla a che fare con quello che la serie inglese fenomeno mondiale ha portato in scena. E’ però una serie che si segue con piacere, mai noiosa, che spiega anche alcuni passaggi non di poco conto di quello che storicamente è accaduto negli anni in cui la Sicilia si preparava a essere “conquistata” dai Mille guidati da Garibaldi. Rispettosa, a volte un po’ macchiettistica nei confronti della descrizione dei siciliani, come succede spesso quando il punto di vista non è quello di un regista italiano, il Gattopardo è una serie che parla al presente con uno sguardo al passato e che chissà, magari avvicinerà anche i giovanissimi al romanzo storico con la voglia di saperne di più. Il che di certo, non farebbe male a nessuno.

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