Lo squadrone su Rai2 una serie tv per conoscere il lavoro dei Cacciatori di Calabria
Lo squadrone su Rai2 una serie tv per conoscere il lavoro dei Cacciatori di Calabria in terre di 'ndrangheta
Una lunga serata quella di Rai 2 che ci mostra i vari volti della nostra società, il bene e il male. Si inizia con la serie tv Il cacciatore che ci racconta la storia di uomini di giustizia, che lottano per lo stato, e di uomini di mafia attenti solo agli interessi personali, e si finisce in seconda serata con il debutto della nuova serie tv Lo squadrone. Anche in questo caso, da un lato il lavoro di chi vuole il bene, i Cacciatori di Calabria, e dall’altro degli uomini che portano il nostro paese sempre più in basso. Dal 1991, anno della composizione del reparto, lo Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori di Calabria ha prodotto oltre 8000 arresti, catturato 282 latitanti di ‘ndrangheta, scovato oltre 400 bunker. Sembra una guerra, combattuta in qualunque luogo al mondo, immagini scattate in Messico o in Colombia, non ad un’ora di aereo da Roma e a quindici chilometri da Reggio Calabria. Una guerra vicina, più di quanto si possa immaginare. Combattuta in mimetica, fucili mitragliatori, all’interno di trincee scavate nelle rocce dell’Aspromonte. Andrà in onda, a partire da mercoledì 21 marzo alle 23.20 su Rai2 “Lo squadrone. Dispacci dalla guerra di ‘ndrangheta”, serie tv di genere factual, prodotta da Clipper Media in collaborazione con Rai2, con il sostegno della Calabria Film Commission.
LO SQUADRONE ANTICIPAZIONI DELLA NUOVA SERIE TV IN ONDA SU RAI 2 DAL 21 MARZO 2018
Quattro episodi da 50 minuti, scritti e diretti da Claudio Camarca, per raccontare uno spaccato reale dello Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori di Calabria, in grado di superare l’immaginazione, ad alto tasso di azione e di suspense, in cui un manipolo di uomini coraggiosi rischia ogni giorno la vita per restituire la Calabria alla sua gente. I riflettori sono puntati sulle attività sul campo dello Squadrone, ma anche sui singoli uomini, sul loro privato, sulle loro motivazioni. Due le attività principali che ne contraddistinguono l’opera quotidiana: la ricerca dei latitanti e il ritrovamento ed eradicazione delle piantagioni di canapa. Con loro lo spettatore scende in bunker sotterranei che si estendono anche per trecento metri quadrati, con loro si risale lungo le pendici dell’Aspromonte per individuare un posto di osservazione da cui studiare i movimenti della famiglia di un latitante, tra trappole e piantagioni di canapa. Una continua caccia all’uomo, tra le fogne di Platì, collegate alle case attraverso intricati cunicoli, rastrellamenti a San Luca, con perquisizioni di abitazioni di affiliati, confische, arresti e operazioni lungo la cima dei monti, dentro stalle e case abbandonate. Il contatto con il lato ‘liturgico’ della ‘ndrangheta, con il Santuario di Polsi, dove sono state distribuite le cariche all’interno delle cosche. L’arresto di un latitante non è che un nuovo inizio, una nuova caccia, alla ricerca della rete di affari di questa holding globalizzata nei cinque continenti, dalla Colombia alla Germania, passando per città come Sidney, Toronto, Johannesburg.