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Carlo Conti racconta le sue giornate da babbo di Matteo (Foto)

Carlo Conti alla rivista Oggi confida che con Matteo la sua vita è cambiata del tutto, la parola babbo che lui non ha potuto dire (foto)

carlo conti

Tra le pagine della rivista Oggi Carlo Conti confida quanto è cambiata la sua vita da quando è nato suo figlio Matteo (foto). Non è la prima volta che il conduttore Rai parla della sua nuova vita dopo il matrimonio con Francesca Vaccaro ma soprattutto dalla nascita del loro bambino. Di recente ha anche raccontato che è cresciuto solo con la sua mamma; suo padre è mancato quando aveva solo 18 mesi. Non ha quindi potuto pronunciare quella parola che oggi sente ripetere di continuo da suo figlio; Carlo Conti non ha mai detto la parola babbo e oggi si scioglie ogni volta che la sente dal suo piccolo Matteo. L’amatissimo conduttore si prepara alla nuova edizione della Corrida e dei David di Donatello e racconta di suo figlio che gli ha rivoluzionato la vita. Sta per tornare in tv, il 22 marzo con la Corrida e il 29 con i David di Donatello, ma il lavoro nella sua vita è ormai al secondo posto. Da cinque anni c’è Matteo a occupare gran parte del suo spazio ma fino a sette – otto anni fa ammette che nella sua classifica c’era lui e poi tutto il resto.

CARLO CONTI RACCONTA DI QUANTO E’ CAMBIATA LA SUA VITA CON IL PICCOLO MATTEO

“Fino a sette-otto anni fa, nella mia classifica c’ero io, poi veniva il lavoro, poi il resto. Ora, in cima a tutto c’è mio figlio, seguito dalla mia famiglia, poi arrivo io e solo dopo il lavoro. Non rimpiango di averlo avuto tardi: a 30-40 anni ero molto preso da me, non avrei saputo fare il padre come lo sto facendo”.

Racconta che Matteo lo chiama babbo circa settemila volte al giorno: “Sto recuperando il rapporto con quella parola che nell’infanzia mi è mancata”. Sottolinea che dovremmo tutti tornare un po’ bambini: “È tutto il sistema a essersi incattivito, il nostro modo di vivere, i social. Dovremmo tutti tornare un po’ bambini, imparare da loro a non prendere tutto così sul serio. Abbiamo perso la capacità di ascoltare, siamo sempre tutti contro tutti, sempre schierati”.



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