Ambra Angiolini confessa quando tutto è crollato, era in casa con sua figlia (Foto)
A Vanity Fari Ambra Angiolini ha confidato il periodo buio del passato, quando la paura le stava impedendo di vivere (foto)
Le interviste che rilascia Ambra Angiolini non sono mai banali, a Vanity Fair non ha raccontato la felicità e i progetti ma i momenti bui, la paura, come ha ricominciato tutto da capo e poi Massimiliano Allegri che è riuscito a “rilegare” tutto quello che ha vissuto (foto). Ambra definisce il suo compagno “un tipografo d’eccezione”. Non finge che sia stato tutto semplice e che adesso è tutto è perfetto e confessa anche che lei è stata “quella con i sogni più strani”. Ha sempre desiderato di diventare mamma, da quando era bambina e lo scriveva sul diario; un sogno davvero strano per una bimba di quinta elementare, per una quattordicenne. A 18 anni ha affrontato per la prima volta la depressione. Il dottore le consigliò di partire per il Brasile, come volontaria. Prese l’aereo e andò a Rio con un medico dell’Ospedale San Camillo di Roma che operava i bambini. Definisce quel periodo bellissimo e travolgente ma torna alla maternità e solo quando è nata sua figlia Jolanda si è sentita appagata, aveva fame d’amore e per la prima volta si sentiva sazia.
AMBRA ANGIOLINI – ERA IL 2012 E STAVA GIRANDO LA SQUADRA
Nella stessa intervista Ambra Angiolini racconta la paura che iniziò a paralizzarla: “Stavo facendo un lavoro importante e iniziai a sentire che avevo paura di tutto. Di fare le scale, di prendere l’ascensore. Poi l’aereo e il treno. Infine, quando anche il bagno è diventato un luogo inquietante, mi sono detta: il raggio della vita si sta stringendo troppo. Le paure stavano dominando la mia vita. E quando succede così è l’inizio del baratro”. Stava girando La Squadra, non poteva continuare, poi una mattina il crollo. Era un giorno come tanti: “Mia figlia Jolanda si sveglia, deve andare all’asilo. Il sole entra nella cameretta, l’armadio è colorato, bellissimo. Mi chiede: mamma mi aiuti a vestirmi? Io realizzo che è la cosa più difficile da fare. Vado nell’altra stanza, mi metto a piangere per un’ora. Quella mattina ho capito che dovevo ricominciare da capo”.
AMBRA RACCONTA L’AMORE PER ALLEGRI
Il volontariato l’ha aiutata ancora una volta: ha iniziato i suoi incontri tra gli adolescenti del reparto di oncologia. Quello che poteva fare era una lezione di teatro: “Dico: ora camminate come se ci fosse il sole. Ora come se facesse freddissimo. Ora con una gamba sola. Tutti partecipano tranne due ragazze. Me la prendo con una e le dico “perché non partecipi?”. Lei mi risponde: non ho più una gamba, non riesco a camminare. Volevo morire, sparire, dileguarmi. Invece la psicologa dell’ospedale mi dice: “Brava, li hai conquistati!”. Avevano capito che ero imperfetta come loro. Come la loro malattia. Come la vita”. Poi l’incontro con Silvia, una ragazzina come lei “Respingente. Sbruffoncella. Antipatica. Mi colpisce subito perché è come uno specchio: è uguale a me. Maschera il suo oceanico bisogno d’amore sotto un’aria da dura. Impariamo a conoscerci”. Il percorso di Silvia si conclude dopo mesi duri con la guarigione ma cinque mesi dopo muore la sua mamma. Un legame che durerà per sempre: “Oggi è parte della mia vita. Non potrei vivere senza Silvia. Mi ha salvato da me stessa”.