Niccolò Bettarini racconta per la prima volta quello che è successo la notte del’aggressione
Niccolò Bettarini racconta per la prima volta quello che è successo la notte del'aggressione. Ecco le sue parole sui social
A 20 giorni di distanza da quella drammatica notte, Niccolò Bettarini per la prima volta pubblicamente parla della violenza subita. Il figlio di Simona Ventura e Stefano Bettarini è stato colpito da 11 coltellate e si è salvato per miracolo, probabilmente perchè nessuna delle ferite è stata letale e grazie all’intervento degli ottimi medici che hanno fatto il loro dovere. Niccolò parla di quello che è accaduto e spiega anche una cosa: per i suoi amici darebbe la vita e non è affatto pentito per quello che ha fatto.
NICCOLO’ BETTARINI RACCONTA QUELLO CHE E’ SUCCESSO LA NOTTE DELL’AGGRESSIONE: PER I SUOI AMICI DAREBBE LA VITA
Ecco il messaggio sui social:
Al momento di uscire, era quasi mattina, ho notato con la coda dell’occhio le solite baruffe, routine tipiche della movida milanese all’uscita dei locali. Era ora di rientrare a casa ma dall’altra parte della strada la mia amica Zoe ha iniziato a chiamarmi urlandomi che stavano picchiando il nostro amico Andrea. Tre ragazzi lo accerchiavano e così mi sono buttato su di loro per difenderlo. Da lì è iniziato il finimondo. Sono arrivati altri ragazzi, mi hanno aggredito. Ho sentito che mi avevano riconosciuto e “volevano ammazzarmi” perché sapevano chi fossi. Erano dieci. Ho tentato di difendermi e parare i loro colpi. Mi ricordo di essere caduto a terra e Zoe si è buttata sopra di me per proteggermi da quella furia di violenza. Non si sono fermati, l’hanno riempita di calci. Volevano la mia vita, era chiarissimo. Sono tutte persone che hanno un passato di crimini e risse. Mentirei se ora dicessi che quel gesto avventato che poteva costarmi la vita me lo potevo anche evitare. Lo rifarei ancora e ancora. Darei la vita per i miei amici
Questo il racconto duro e crudo di Niccolò che ha deciso di raccontare a tutti quello che ha detto anche alle forze dell’ordine che hanno trovato in poche ore i suoi aggressori.
Gli amici di Niccolò, mentre lui era ancora in ospedale, hanno permesso alla polizia di fermare le persone che avevano fatto del male al ragazzo e avevano sottolineato come il giovane avesse difeso tutti dalle aggressioni.