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La figlia di Anna Marchesini commuove con la prefazione al romanzo di sua madre

Virginia Valente Marchesini ha scritto la prefazione del nuovo libro di Anna Marchesini, madre e figlia avevano un legame speciale

E’ difficile terminare la lettura della prefazione del nuovo romanzo di Anna Marchesini scritta dalla figlia Virginia Valente Marchesini senza commuoversi. Il blog La ventisettesima ora del Corriere della Sera ha pubblicato integralmente quanto scritto dalla figlia dell’attrice purtroppo scomparsa lo scorso luglio. Una testimonianza toccante di quanto fosse comprensibilmente grande l’amore tra madre e figlia ma anche della profonda stima e ammirazione che Virginia aveva nei confronti di Anna Marchesini. “Cercherò sempre i tuoi occhi, poeta” scrive parlando a sua madre che a 63 anni e con sofferenza mista a vita è andata via troppo presto.

Virginia scrive: “Eccoci qua, poeta! A scriverti, le righe parlano e raccontano chi sei, forse era tutta una vita che aspettavi il senso vero di quel qualcosa che sapeva di fiori e di glicine misto a profumo di rosa e di natura umana, quella vera, e di sensazioni più intime, e di immediata bellezza e di gioiosa immensità – aggiungendo –  Io mi ricordo bene quando tu lavoravi e stavi dietro ai miei vissuti di emotività e di ansia, e di quel vivere noioso e quotidiano; di quel qualcosa di vero, di quell’immaginario silenzio che il poeta era in grado di udire e di sentire – e continua – che rifletteva in una piccola barca di eterno temporale.

Addio ad Anna Marchesini

Dopo la morte della Marchesini in tv per fortuna abbiamo visto solo un breve episodio di ciò che non vorremmo vedere o sapere, ci pensano adesso le parole di sua figlia a testimoniare un amore immenso, una donna immensa: “La nostra vita era così, mamma, quando il nido si è rotto e si è ricomposto con una voglia d’amore e di canzoni nostre, ti ricordi i nostri sorrisi? E i tuoi momenti bui con cui un poeta deve convivere, le ali di un uccello in volo erano la tua immagine preferita, le ore che scrivevi, correggevi, o chiacchieravi con gli amici al telefono, il tuo sorriso e le tue risate, i tuoi giochi di parole con cui amavi parlare, raccontarti e silenziosamente esprimerti nella correzione del tuo libro, occhi gioiosi e tanto immaginativi, erano in silenzio anche i tuoi ragionamenti, la tua grinta che nascondevi per paura di offendere le persone”. Il testo è lungo e prosegue: “Io ero una bella ragazza in preda alla paura e tu mi cullavi con le tue canzoni e le tue preghiere, ti potevo chiedere consiglio, dormire con te e stare in tranquillità con te”. E poi ancora Virginia scrive: “Qualche volta era il destino a rovinarti le cose pure e semplici della vita, ma tu avevi il tuo solito modo di sdrammatizzare tutto anche per telefono e di ridere degli incidenti della vita e di ridere, ridere e ridere ancora di tutto, e anche piangere”. Per poi concludere: “Mamma, mi manchi e sarai sempre nei miei pensieri più intimi, cercherò i tuoi occhi in qualsiasi altro sguardo umano, ti ricordo e ti ripenso nelle nostre cene a letto e nei nostri abbracci notturni. Ti stringe forte tua figlia, quella ragazza che hai allevato e che sempre rimarrà tua”.



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