Congedo mestruale, la proposta si discute alla camera: le ultime notizie
Congedo mestruale per le donne, la proposta si discute alla camera: le ultime notizie
La proposta sul congedo mestruale è in discussione alla Camera. Potrebbe quindi arrivare anche il Italia il congedo mestruale cioè il diritto per le donne che soffrono di dismenorrea di astenersi dal lavoro per un massimo di tre giorni al mese.
E’ stata l’onorevole democratica Romina Mura, sindaco di Sadali, in provincia di Cagliari a presentare la proposta. Proposta firmata anche dalle deputate Daniela Sbrollini e Simonetta Rubinato e Maria Iacono. L’idea nasce dalla decisione della Coexit, un’azienda di Bristol, di concedere alle dipendenti un congedo per rimanere a casa nei giorni in cui i dolori mestruali forti al punto da impedire a queste lavoratrici di svolgere le loro mansioni. L’articolo della Mura, diviso in 6 commi specifica che la lavoratrice (sia full time che part time) riceverà a contribuzione piena nei giorni di congedo e un’indennità pari al 100%. Ovviamente per beneficiare del congedo mestruale occorrerà una certificazione medica specialistica da presentare annualmente. L’onorevole Rubinato ha commentato la proposta sul congedo mestruale sottolineando che finalmente viene affrontato un tema importante sui diritti delle donne. Questo provvedimento non solo tutela la donna ma anche l’azienda, infatti, come spiega la Rubinato, è dimostrato che le donne che hanno forti dolori durante il ciclo mestruale, in quei giorni siano meno produttive. In Italia a causa dei dolori mestruali, le donne si assentano dalla scuola con un tasso che va dal 13 al 51% e nelle aziende dal 5 al 15%. Tenendo conto che sono circa il 60 – 90% le donne soffre durante il ciclo mestruale.
La stessa onorevole Rubinato, in riferimento alla ad attuazione concreta della proposta, ritiene che si debba iniziare a discutere sulle forme e sulle condizioni della misura anche in termini di impatto sulla finanza pubblica. Come suggerisce l’onorevole si potrebbe partire con un gruppo di aziende che volontariamente attuerebbero una sperimentazione del congedo mestruale. Ad esempio l’azienda potrebbe permettere, sotto certificazione medica, ad una donna di non andare al lavoro per un massimo di tre giorni al mese e poi farle recuperare queste ore successivamente.