Scatolette di tonno radioattivo: un’altra bufala su internet
Sul web gira l'allarme delle scatolette di tonno radioattivo proveniente dal Giappone. Si tratta di un'altra bufala
Scatolette di tonno radioattivo, bufala su internet. Si sa che molto, troppo spesso, su internet, il regno della libertà di parola, vengano messe in giro strane voci o notizie che poi, dopo aver turbato l’opinione pubblica, si rivelano delle vere e proprie bufale. L’ultima di tante è quella che negli ultimi giorni girava attraverso le mail e invitava a evitare di acquistare e consumare le scatolette di tonno “economico” pescato nelle zone di pesca FAO 61 e 71, quelle che fanno riferimento al mare che circonda il Giappone, inquinato, a detta loro, dall’incidente alla centrale di Fukushima avvenuto durante il terremoto dell’11 marzo 2011.
L’inattendibilità di questa notizia è data da due fattori: prima di tutto il Giappone rientra solamente nella cosiddetta zona FAO 61, mentre quella 71, nonostante faccia sempre parte della zona dell’Oceano Pacifico, non c’entra nulla con la zona nipponica colpita dall’incidente nucleare. In secondo luogo, non esiste alcun obbligo di indicazione della zona geografica di pesca sulle scatolette di tonno: quindi sarebbe oltretutto strano e controproducente che un produttore del cosiddetto tonno “economico” perché inquinato indicasse di propria spontanea volontà la zona di provenienza.
E’ pur vero, e occorre ricordarlo, che tra i numerosi prodotti che i paese europei e americani importano dal Giappone ce ne sono alcuni che provengono da quel tratto di mare vicino a Fukushima, ma proprio dalla data di quel terribile incidente tutti i paesi Occidentali, per cui anche l’Italia, hanno rafforzato i controlli delle merci nipponiche obbligando ad accompagnare tutte le partite di alimenti e mangimi da una dichiarazione di conformità e da certificati di analisi che ne assicurino la salubrità. A oggi non risultano prodotti che non siano risultati conformi ai controlli quindi, a prescindere dalla “bufala” del tonno girata sul web in questi giorni, non c’è alcun rischio per i prodotti provenienti dalla zona FAO 61 importati nel nostro Paese.