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L’Aquila: poliza sequestra piante di marijuana, le pecore si ribellano

Scovata dalla polizia in un terreno di Copitto, frazione in provincia dell'Aquila, una piccola piantagione di marijuana: le pecore che la brucavano non ci stanno e si ribellano agli agenti

Capita spesso che un eccessivo uso della forza o un intervento indesiderato provochi malcontento e rivolte contro la polizia, ma stavolta a ribellarsi agli agenti è stato un gregge di pecore. Scovata dalla polizia in un terreno di Copitto, una piccola  frazione in provincia dell’Aquila, una piccola piantagione di marijuana: sette piante in tutto, di 3 alte circa 2 metri e le altre di piccole dimensioni. Insomma niente di eclatante, la coltivazione era probabilmente per uso personale, il proprietario del terreno non ha avuto difficoltà ad ammettere che le piante erano sue ed è stato denunciato a piede libero.Sembrava tutto facile per gli agenti della polizia di stato, che si avviavano a concludere il loro intervento estirpando le piante di marijuana, quando si sono trovanti davanti a una ribellione inattesa: quelle delle pecore che erano solite brucare fin troppo placidamente nel terreno.

Il gruppo di innocenti ovini infatti, allevato proprio in prossimità dell’orto in cui sono state trovate le piante di marijuana, era solito mangiarne le foglie, che evidentemente trovavano gustose al palato e non solo, e non avevano nessuna intenzione di rinunciare al loro cibo nutriente e rilassante.

Quanto gli agenti hanno cominciato ad estirpare le piante, con tutta l’intenzione di portarsele via, le pecore non ci hanno pensato due volte ed hanno cominciato a inseguire i poliziotti a zampe nude, incuranti dell’armamentario bellico in dotazione agli agenti, cercando di strappare le piante dalle loro mani, prendendo a morsi foglie, fusti e radici.

Gli stessi funzionari di polizia, sorpresi dalla rivolta, hanno diffuso la notizia e le foto della protesta, mentre resta la curiosità sulle proprietà del latte prodotto dalle pecore. Se il proprietario di terreno e animali è stato denunciato, nulla si sa sul futuro degli ovini: difficile che organizzino sit-in di protesta davanti ai tribunali, come talvolta capita a gruppi di umani, gli resta da sperare che la notizia non arrivi all’orecchio, sempre sensibile su certi argomenti, di Carlo Giovanardi, che potrebbe avere la brillante idea di costringerli a un programma di disintossicazione.



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