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La pubblicità padrona della nostra vita: ecco perchè

La televisione con le sue pubblicità non fa che influenzarci anche inconsapevolmente, così com'è successo con lo shampoo o il dentifricio

La televisione e le sue pubblicità che vengono mandate in onda influenzano il nostro comportamento. Questo lo sapevamo già, ma spesso la televisione ci influenza senza che noi ce ne rendiamo conto. Ecco cinque cose che sono cambiate in noi a causa della pubblicità.

Usiamo il dentifricio. Secondo uno studio condotto negli Stati Uniti dalla Dental Guide, il dentifricio serve solo a lasciare un  buon sapore in bocca ed un alito più fresco. Non contribuisce assolutamente a dare una pulizia maggiore, in quanto i denti vengono già puliti in maniera adeguata anche con una semplice frizione dello spazzolino.

Puzziamo. L’abitudine di usare il deodorante risale al 1930, quando un giovane pubblicitario demonizzò l’odore del sudore ascellare, facendo vergogna la gente che non utilizzava il deodorante. Prima di allora, il sudore era considerato una funzione corporea naturale. Odorno, il primo deodorante, ebbe un successo strepitoso, diventando indispensabile per ogni donna americana.

Abbiamo l’herpes. Ovviamente non significa che il virus dell’herpes sia stato lanciato dalla pubblicità! Però prima del 1975 a nessuno importava più di tanto e veniva considerato così come un qualsiasi brufolo. Poi però una casa farmaceutica creò il farmaco per alleviare i suoi sintomi e si dedicò completamente alla sensibilizzazione per l’utilizzo del loro prodotto.

 Ci laviamo i capelli. Senza lo shampoo non riusciamo proprio ad immaginarci e soprattutto senza il nostro preferito, quello che abbiamo deciso di utilizzare per una delle tanteoreferito, quello che abbiamo deciso di utilizzare per una delle tanto decantate proprietà. con u decantate proprietà. In realtà è semplicemente del sapone per capelli ed è la psicologia del marketing a depistarci.

Abbiamo gli incubi. E’ vero, le pubblicità possono essere la causa degli incubi. Nel 2006 una paziente raccontò ad un noto psichiatra di aver sognato più volte un uomo, disegnandolo. Qualche giorno dopo, un altro paziente descrisse la stessa persona. Il medico, mise in rete questo identikit: da allora sono state circa 20.000 le persone che hanno affermato di aver sognato quel volto. In realtà fu un esperimento fatto da Andrea Natella, esperto di guerrilla marketing: tutti coloro che leggevano dell’accaduto, automaticamente accadeva anche a loro. E’ una condizione del subconscio collettivo, ovvero: “la gente sogna questo elemento perché sa che altra gente lo ha fatto”.



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