Fotografare l’invisibile? Presto sarà possibile
Un gruppo di ricerca scozzese sta sviluppando una macchina fotografica 3D in grado di ritrarre ciò che è invisibile all’occhio umano. La rivista “Science” ne spiega il funzionamento
Macchine fotografiche che ritraggono l’invisibile e ciò che sta dietro i muri o i vestiti si erano viste solo nei film di fantascienza, ma presto potrebbero diventare realtà. Questo grazie a una pratica, descritta dalla rivista “Science”, che permette di sviluppare immagini 3D su una banda di lunghezza d’onda più larga rispetto a quanto permesso dai metodi attuali. La tecnica è stata realizzata da un gruppo di ricerca scozzese coordinato dal ricercatore di origine asiatica Baoqing Sun dell’università di Glasgow. Il processo consiste nell’illuminare l’oggetto da fotografare con un fascio di luce e raccoglierne il riflesso con un rivelatore per singolo pixel. Il metodo viene poi ripetuto da varie angolazioni fino a ricostruire l’intera immagine in 3D. Daniele Faccio, ingegnere e fisico dell’università Heriot-Watt di Edimburgo, ha così commentato le potenzialità della macchina fotografica 3D: “È la prima dimostrazione di imaging in 3D usando l’idea di strutturare la luce e misurare con strumenti che hanno un solo pixel. L’idea era stata dimostrata in 2D, ma mai in 3D”. Per Faccio la metodologia apre la possibilità di creare nuovi tipi di fotocamere, anche in 3D, che possano vedere attraverso i vestiti o raccogliere informazioni invisibili all’occhio umano poiché funzionano su lunghezze d’onda, quali il Terahertz, invisibili all’occhio umano. Il processo ricorda da vicino quanto viene utilizzato nei film per realizzare la tecnica dello slow motion, che a sua volta si è ispirata al pioniere della fotografia in movimento, Eadweard Muybridge, che nel 1878 fotografò un cavallo in corsa utilizzando 24 fotocamere poste parallelamente lungo il tracciato.
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