I Simpson: da 22 stagioni ci fanno compagnia
La famiglia dei Simpson tra finzione e realtà Ventidue stagioni. Quasi cinquecento puntate. E oltre vent’anni di onorata “carriera”. La serie “I Simpson” è forse quella che maggiormente ha colpito nei cuori degli appassionati di cartoni animati di tutto il mondo. Una serie che ha iniziato la propria avventura nell’ormai lontano 1989, quando la […]
La famiglia dei Simpson tra finzione e realtà
Ventidue stagioni. Quasi cinquecento puntate. E oltre vent’anni di onorata “carriera”. La serie “I Simpson” è forse quella che maggiormente ha colpito nei cuori degli appassionati di cartoni animati di tutto il mondo.
Una serie che ha iniziato la propria avventura nell’ormai lontano 1989, quando la Fox il 17 dicembre mandò in onda la prima puntata di quella che poi sarebbe divenuta una lunga avventura.
Matt Groening, la mente geniale senza la quale questa serie non sarebbe mai nata, ha regalato al pubblico un qualcosa di unico, di inedito, che molti altri hanno solo saputo copiare in malo modo.
I Simpson rappresentano quella che, a tutti gli effetti, è la tipica famiglia media Americana e sono innumerevoli le caratteristiche che possono dimostrarlo.
Partiamo innanzitutto da Homer Simpson, la figura maschile. Capo famiglia, lavoratore sfaticato che però ha un impiego di grosso spessore grazie al “sogno americano” che negli anni ’80 e ’90 ha permesso a grossa parte degli U.S.A. di far fortuna.
E’ sfaticato, ha la classica pancia dovuta alla birra che beve ogni giorno ed è un cattivo padre ma è buono e puro d’animo. Ha i suoi amici al bar con cui preferisce passare grossa parte del suo tempo. Ha i classici sogni di un quarantenne americano medio, come ad esempio quelli di andare nello spazio, fare pazzie ogni giorno, giocare a baseball con i Pro dell’MLB, discutere con il Presidente Bush, rapportarsi in vari modi con i Mafiosi della zona per entrare dentro un mondo tanto oscuro e tanto spaventoso.
Ecco, mentre però l’uomo vero di mezza età vede tutto questo come frutto di grandi sogni e di complicati viaggi mentali, Homer ha la possibilità di realizzarli, nel corso delle puntate e grazie a svariate vicissitudini.
Nella 23esima puntata dell’ottava stagione questa distinzione tra uomo reale fermo nella sua routine e uomo virtuale che compie i sogni più impensabili si vede in maniera clamorosa. Groening regala al pubblico il personaggio di Frank Grimes, classico esempio di “self made man”, uomo che per arrivare a fine mese deve fare due lavori, persona che si spacca la schiena tutti i giorni per scacciare gli eventi sfortunati che fanno parte della vita.
E’ l’altra faccia della medaglia del cosiddetto “sogno americano”: mentre Homer, con un ottavo delle capacità e della bravura, può “avere una casa di due piani, una moglie, tre figli e..aragosta per cena!”, Grimes è costretto ad una vita di sacrifici per poi non trovarsi in mano nulla alla fine del mese, se non “questa valigia 24 ore!”.
Homer Simpson è un personaggio straordinario proprio per la sua capacità di entrare nella vita di tutti gli spettatori, i quali seguono con un sorriso stampato sulle labbra le sue vicissitudini; con i suoi modi di fare, con i suoi atteggiamenti, con il suo essere sfaticato nell’affrontare tutte le difficoltà che gli si presentano, entra necessariamente nei cuori di tutti gli uomini.
Certamente questo personaggio non sarebbe stato straordinario senza Marge Simpson, sua moglie. Così come ogni uomo, nella vita reale, è perso senza la propria metà, lo stesso Homer non potrebbe vivere senza Marge, la donna che sopporta i suoi vizi e le sue esagerazioni, la mamma attenta ai figli, scrupolosa, a volte antipatica, molto spesso apparentemente esagerata e premurosa.
Anche lei rappresenta ciò che ogni donna casalinga in piccola parte è. Ci tiene a tener pulita casa, ci tiene a tenere in piedi la propria famiglia facendo anche, talvolta, la parte del padre che spesso è assente. Ha costantemente il sogno di realizzarsi nel mondo lavorativo, interpretando quindi quel senso di inferiorità che molte casalinghe provano,sbagliando a sottovalutare il grosso lavoro che sanno fare in casa e con i figli.
Marge è la donna che, per potenzialità, avrebbe potuto fare carriera ma che, per scelta (ma non senza rimpianti), alla fine è rimasta a casa, con il costante pensiero che i soldi che entrano in famiglia non bastano mai. Donna colta, artista, che sogna ad occhi aperti mentre legge romanzi “rosa”. Donna che ha il vizio del gioco d’azzardo che la fa trasformare in un’altra persona. L’immagine di lei che gioca d’azzardo è l’immagine della donna che vuole qualcosa di nuovo e che, sempre a casa a condurre una vita noiosa e prevedibile, trova in questo pericoloso passatempo un modo per evadere dalla routine.
Infine, ci sono i tre figli.
Bart, il bambino di 10 anni scansafatiche, teppistello, traviato dal gene Simpson e con poca voglia di applicarsi. Influenzato da una pessima formazione scolastica, la sua vita è serena e gli eventi delle sue giornate si susseguono in un limbo, tra la linea dei bravi bambini studiosi e quella dei veri teppisti, di cui anche lui ha paura.
Lisa, il genio, la bambina-prodigio con qualità clamorosamente superiori alla media. Legge, studia, ama la musica e il suo sassofono, ama la natura e la scienza. E’ scettica nei confronti della religione proprio per il suo credo fortemente positivista. Ha senso della responsabilità e rappresenta spesso la voce della coscienza di suo padre Homer.
Infine c’è Maggie, la poppante. Una bimba che nella serie non cresce mai e che, nelle puntate in cui vi è un ritratto futuro immaginario della famiglia, non prende mai la parola. Qui Groening ha dato probabilmente il meglio di sé, perché la figura di Maggie incarna quegli impulsi fanciulleschi di violenza e di freddezza che molti psicologici raffigurano nei bambini. Con la differenza che nessun bambino, nella realtà, sarebbe capace di prendere in mano un fucile o una rivoltella e sparare, mentre Maggie lo fa in più di un’occasione.
In generale, si può notare come ci sia quella volontà, da parte di Groening di ingigantire impulsi, tendenze, modi di fare e di concretizzare sogni ed illusioni che fanno parte nella vita media di ciascuno di noi.
I personaggi della famiglia Simpson incarnano un’immagine reale con, però, delle sfumature ideali ed immaginarie che solo una mente acuta ed attenta ha saputo riprodurre con distaccata ironia e tagliente sarcasmo.
Davide Mamone