NO tagli alla cultura: protesta alla prima del Nabucco
Sabato sera alla prima del Nabucco all’Opera di Roma si è verificata la protesta contro i tagli alla cultura. Ne sono fautori il sindaco di Roma Gianni Alemanno e soprattutto il direttore d’orchestra Riccardo Muti. Poco prima dell’inizio dell’opera di Verdi, il sindaco Alemanno, presidente di diritto dell’ente lirico in quanto sindaco, ha lanciato un […]
Sabato sera alla prima del Nabucco all’Opera di Roma si è verificata la protesta contro i tagli alla cultura. Ne sono fautori il sindaco di Roma Gianni Alemanno e soprattutto il direttore d’orchestra Riccardo Muti.
Poco prima dell’inizio dell’opera di Verdi, il sindaco Alemanno, presidente di diritto dell’ente lirico in quanto sindaco, ha lanciato un appello al governo dal palcoscenico affinchè i tagli ”drammatici e totalmente insostenibili vengano revocati”. A questo punto Muti si è rivolto al pubblico dalla sua postazione dicendo: «Il 9 marzo del 1842 Nabucco debuttava come opera patriottica tesa all’unità ed all’identità dell’Italia. Oggi, 12 marzo 2011 non vorrei che Nabucco fosse il canto funebre della cultura e della musica». A queste parole ha fatto seguito un grande applauso e una pioggia di volantini bianchi con la scritta “Italia risorgi nella difesa del patrimonio della cultura”, oppure “Lirica, identità unitaria dell’Italia nel mondo”.
Ma le sorprese non sono finite qui sabato sera al Teatro dell’Opera. Alla fine del terzo atto il pubblico ha chiesto il bis del “Va pensiero”, e Muti ha risposto così: «Sono molto addolorato per ciò che sta avvenendo, non lo faccio solo per ragioni patriottiche ma noi rischiamo davvero che la nostra patria sarà “bella e perduta”, come dice Verdi. E se volete unirvi a noi, il bis lo facciamo insieme». Un evento inconsueto a teatro, al quale gli spettatori hanno prontamente aderito alzandosi in piedi e cantando insieme ai coristi rimasti sul palcoscenico. Intanto è avvenuto un nuovo lancio di volantini con su scritto: ”Viva Giuseppe Verdi”, oppure ”Viva il nostro presidente Giorgio Napolitano”, ma anche ”Riccardo Muti senatore a vita”.
Un vero e proprio atto di resistenza contro la politica culturale del Paese, accusata di tagliare le gambe ad uno degli elementi che più rappresentano l’Italia: la cultura appunto. «Dico al coro, all’orchestra e ai tecnici di resistere nel portare avanti il loro lavoro, ma gli stipendi non permettono neanche di pagare le bollette alla fine del mese», ha detto Muti ai giornalisti.
Grande successo quindi per l’opera, diretta da Muti con scene e regia di Jean-Paul Scarpitta e i costumi di Maurizio Millenotti, e salutata da un lungo e caloroso applauso da coloro che, da spettatori, si sono trasformati in parte integrante dell’opera stessa.
Assunta De Rosa