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Scuola e umorismo: la tesi di Daniel Goleman

La tesi di Goleman è che gli insegnanti depressi, ansiosi, adirati rendono invivibile il clima in classe e ad essere ostacolato è l’apprendimento stesso. “Le emozioni negative dirottano l’attenzione dell’individuo sulle proprie preoccupazioni, interferendo coi i suoi eventuali tentativi di concentrarsi su qualcos’altro. […] Quando le emozioni sopraffanno la concentrazione, quel che viene effettivamente annientato […]

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La tesi di Goleman è che gli insegnanti depressi, ansiosi, adirati rendono invivibile il clima in classe e ad essere ostacolato è l’apprendimento stesso. “Le emozioni negative dirottano l’attenzione dell’individuo sulle proprie preoccupazioni, interferendo coi i suoi eventuali tentativi di concentrarsi su qualcos’altro. […] Quando le emozioni sopraffanno la concentrazione, quel che viene effettivamente annientato è una capacità mentale che gli scienziati chiamano «memoria di lavoro», ossia l’abilità di tenere a mente tutte le informazioni rilevanti per portare a termine ciò a cui ci stiamo dedicando”.

L’obiettivo di un insegnante deve allora essere quello di diminuire l’ansia il più possibile affinché gli alunni possano concentrarsi sulle informazioni e le competenze da acquisire.

Uno dei motivi per cui spesso un esame a scuola (ma non solo) va male è la preoccupazione perché quest’ultima comporta un notevole dispendio di risorse mentali. “Se durante un esame siamo preoccupati di fallire, presteremo meno attenzione alle risposte da dare. Le nostre preoccupazioni diventano così teorie che si autoverificano: in altre parole, non solo predicono il disastro, ma ci spingono verso di esso”.

Quando proviamo emozioni negative tutto l’aspetto cognitivo (la capacità di apprendimento, l’osservazione, i nessi causa-effetto, le nostre capacità deduttive) viene inquinato e funziona meno. Il piano emotivo influisce sulla sfera cognitiva. L’umorismo agisce da sveglia: consente a tutte le nostre capacità cognitive di esprimersi al massimo.

Come hanno appurato gli psicologi, l’insieme delle emozioni negative (tra cui l’ansia) non è soltanto un fattore che incide negativamente sulle prestazioni (scolastiche e non). Il rapporto tra ansia e prestazione viene descritto dagli studiosi come una curva a U rovesciata. L’assenza di ansia produce apatia o scarsa motivazione a raggiungere gli obiettivi. Troppa ansia diventa quasi certamente fonte di insuccesso.

Quando non sconfina in un eccesso di euforia, il buon umore può facilitare o addirittura diventare determinante per il conseguimento di traguardi, specialmente se di tipo intellettuale.

Il buon umore “aumenta la capacità di pensare in modo flessibile, consentendo di raggiungere livelli di complessità maggiori e semplificando la risoluzione di problemi, indipendentemente dal fatto che si tratti di questioni intellettuali o interpersonali”.

In particolare, spiega Goleman, una barzelletta può facilitare tantissimo nel superamento di un ostacolo mentale. Una battuta che susciti una risata “sembra aiutare l’individuo a pensare in modo più aperto e più libero, consentendogli di cogliere nessi che altrimenti gli sarebbero sfuggiti – una capacità mentale, questa, importante non solo nella creatività, ma anche nel riconoscimento di relazioni complesse e nella previsione delle conseguenze di una particolare decisione”.

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