Leonardo da Vinci, “il senza lettere”
Il pittore e storico dell’arte Giorgio Vasari sottolineava di Leonardo da Vinci (1452-1519) il carattere mutevole e impaziente (“cominciò molte cose, e nessuna mai ne finì”) e la sua insoddisfazione. Il grande genio dell’umanità si definiva “sanza lettere”: non conosceva cioè greco e latino e ciò ne comportava l’esclusione dalla scienza ufficiale. Egli si fidava […]
Il pittore e storico dell’arte Giorgio Vasari sottolineava di Leonardo da Vinci (1452-1519) il carattere mutevole e impaziente (“cominciò molte cose, e nessuna mai ne finì”) e la sua insoddisfazione. Il grande genio dell’umanità si definiva “sanza lettere”: non conosceva cioè greco e latino e ciò ne comportava l’esclusione dalla scienza ufficiale. Egli si fidava poco comunque delle verità tradizionali e preferiva l’esperienza diretta. Ad es. studiò l’anatomia direttamente sui cadaveri per primo. Leonardo disegnò sempre. Usò di frequente la tecnica del contrapposto (un bilanciamento delle masse corporee che hanno subito una torsione – cioè una rotazione secondo due sensi opposti – attorno a un asse) e dello sfumato (consiste sia nel passaggio dall’ombra alla luce, ottenuto sfumando il segno del carboncino, sia nella perdita graduale della precisione dei contorni.
L’artista lavorò molto tempo a Milano, ma nel 1499, con l’invasione francese del ducato, riparò a Firenze dopo aver sostato a Mantova e Venezia. Nel 1502 fu al seguito del Valentino (ossia Cesare Borgia, il figlio di papa Alessandro VI) durante la guerra per la conquista della Romagna e fece ritorno a Milano nel 1506. Ma nel 1513, dopo l’elezione di Leone X, primo papa Medici, si trasferì a Roma dove sperava di sfruttare l’amicizia con Giuliano de’ Medici, fratello del papa. Per Giuliano dipinse la Gioconda: la tavola mostra una giovane donna e dietro la più grande visione geologica mai immaginata.