Silvia Pedrazzini e Riccardo Guida di nuovo in carcere: “Parassiti, spregiudicatezza e temerarietà fuori dal comune”
Caso Beppe Pedrazzini: torna in carcere sua figlia Silvia; anche Riccardo di nuovo in arresto in attesa del processo per la morte dell'anziano
E’ una storia che ha scosso l’Italia intera quella di Giuseppe Pedrazzini, l’anziano trovato in un pozzo dopo mesi dalla sua scomparsa. Morto per cause naturali e poi gettato nel pozzo dai suoi parenti? Ucciso per incassare la sua pensione? Saranno i giudici a stabilire quello che è successo all’anziano ma in questa vicenda c’è una vera e propria svolta. La cassazione ha rigettato il ricorso dell’avvocato di Silvia Pedrazzini e Riccardo, per questo motivo, ieri, poco prima delle 15, i due sono stati condotti nuovamente in carcere.
I carabinieri di Castelnovo Monti, assieme ai colleghi di Toano e Suzzara, sono andati a prelevarli nel mantovano, dove i due erano da mesi sottoposti all’obbligo di firma e di dimora, e li hanno condotti nel carcere del capoluogo di provincia lombardo. Silvia e Riccardo in questi mesi, hanno sempre detto di non avere nulla a che fare con la morte di Beppe eppure, qualcosa è accaduto. Secondo la pista più plausibile, Beppe sarebbe morto, perchè non accudito. All’uomo non sarebbero stati dati i farmaci, non sarebbero state date le cure di cui avrebbe avuto bisogno. Ma solo durante il processo poi si stabiliranno le responsabilità delle persone coinvolte in questa vicenda.
Tornano in carcere la figlia di Giuseppe Pedrazzini e suo marito
Ricordiamo che marito e moglie sono indagati per il sequestro e la soppressione del cadavere del 77enne Giuseppe Pedrazzini, padre di Silvia e genero di Riccardo, e per truffa ai danni dello Stato. Lo scorso 11 maggio l’anziano venne trovato privo di vita sul fondo di un pozzo profondo 8 metri e collocato dietro la casa della famiglia, a Cerrè Marabino di Toano, sull’appennino reggiano. Sopra al manufatto c’era una lastra di pietra pesante 120 chili. Secondo l’accusa, Pedrazzini era lì cadavere da due mesi, e prima era rimasto segregato fin dal 18 dicembre. La famiglia non aveva denunciato la scomparsa, anche la moglie di Giuseppe, aveva raccontato a giornalisti e forze dell’ordine, che suo marito si era allontanato in modo volontario e che tutti erano tranquilli, pensavano fosse a casa di un amico. Ma in realtà, successivamente Marta, la moglie di Pedrazzini, aveva cambiato versione. Aveva raccontato che suo marito era morto per cause naturali. Non aveva però aggiunto altro, neppure sul coinvolgimento di sua figlia e di suo genero.
Marta, sua figlia e suo genero, avevano continuato a percepire la pensione del Pedrazzini. Il movente dietro a questa triste vicenda, e all’occultamento del cadavere dell’uomo, sarebbe quello economico. Per la vedova al momento, non è stato emesso un ordine di custodia. Ha solo l’obbligo di firma.
Riccardo Guida e Silvia Pedrazzini, in questi lunghi mesi, in particolare prima dell’estate, avevano continuato a ribadire la loro innocenza. Si erano detti sicuri di poter dimostrare la loro versione dei fatti. Non sono però dello stesso avviso i giudici; il Riesame cui la procura aveva fatto ricorso, aveva successivamente definito i coniugi «parassiti» che hanno dimostrato «una spregiudicatezza e una temerarietà fuori dal comune», dando prova di «totale disprezzo per la vita degli altri, tanto da lasciare morire il padre e suocero senza fornirgli assistenza sanitaria.