Luca Traini non si pente: volevo uccidere per vendicare Pamela
Luca Traini non si pente: volevo uccidere per vendicare Pamela . In un lungo interrogatorio spiega quello che ha fatto la mattina di sabato e quali fossero le sue intenzioni
Non ha mostrato nessun segno di pentimento e ha spiegato a chi lo ha interrogato i motivi per i quali ha sparato contro persone che neppure conosceva, persone che avrebbe voluto uccidere. Luca Traini non è pentito di quello che ha fatto e spiega che il suo gesto è stato fatto solo per Pamela Mastropietro. Voleva vendicarla, voleva che lei sapesse che qualcuno stava fermando le persone che le avevano fatto del male per questo motivo, dopo la sparatoria nel centro di Macerata, è andato poi a Pollenza dove sono state ritrovate le valigie in cui c’erano i resti della 18enne di Roma. Voleva che Pamela sapesse quello che era successo, voleva che Pamela sapesse che qualcuno l’aveva vendicata. “Volevo uccidere tutti” avrebbe raccontato durante un interrogatorio fiume. Ha descritto minuziosamente la sua giornata e lo ha fatto con una tranquillità che spaventa. Intanto l’avvocato Giulianelli che difende Luca Traini ha spiegato che la morte della ragazza ha creato una sorta di black out nella sua mente per cui potrebbe anche chiedere gli eventuali esami per dimostrare la sua incapacità di intendere e di volere.
LUCA TRAINI ARRESTATO LE ULTIME NOTIZIE: RACCONTA I MOTIVI DEL SUO GESTO-Luca Traini, accusato di strage aggravata dalle finalità di razzismo, ha ricostruito l’altra notte nella caserma dei carabinieri il suo sabato di ordinaria follia: gli spari a zig zag sui neri di Macerata, sei feriti di cui uno grave, colpiti a caso per vendicare lo scempio compiuto sul corpo di Pamela Mastropietro di cui è accusato il pusher nigeriano Innocent Oseghale. Entrambi ora si trovano nel carcere di Montacuto ad Ancona: Traini è sorvegliato a vista e in totale isolamento.
LUCA TRAINI RACCONTA CHE COSA HA FATTO SABATO MATTINA– Ecco un estratto di quello che l’uomo avrebbe detto durante l’interrogatorio: “Mi sono svegliato alle 8.30, avevo preso l’auto per andare in palestra, ma poi lungo il tragitto ho sentito alla radio che parlavano di nuovo del male fatto a Pamela da quel nigeriano e in quel momento non ci ho visto più. Sono tornato a casa di mia nonna Ada a Tolentino, ho aperto la cassaforte, ho estratto la Glock che detengo per uso sportivo, una scatola da 50 colpi e i due caricatori con una decina di pallottole ciascuno. Volevo ucciderli tutti”.