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I clienti del Rigopiano avevano paura, lo staff aveva chiesto aiuto: pubblicata la mail

Dopo la tragedia di Farindola, che potrebbe assumere contorni davvero ancor più tristi se nelle prossime ore non si trovassero le 23 persone ancora disperse, ci sin interroga anche sulle responsabilità. Ed è un continuo susseguirsi di accuse, tra una parte e l’altra, di omissioni, di prove per dimostrare qualcosa. Il quotidiano Il Centro, che […]

Dopo la tragedia di Farindola, che potrebbe assumere contorni davvero ancor più tristi se nelle prossime ore non si trovassero le 23 persone ancora disperse, ci sin interroga anche sulle responsabilità. Ed è un continuo susseguirsi di accuse, tra una parte e l’altra, di omissioni, di prove per dimostrare qualcosa. Il quotidiano Il Centro, che in questi giorni sta seguendo da vicino tutto quello che accade in Abruzzo, nella provincia di Pescara e in modo particolare a Farindola, pubblica una mail che dimostra come, in Hotel, ci fosse la sensazione che qualcosa non stava andando nel verso giusto. E’ una mail in cui si chiede aiuto, una mail spedita intorno alle 13 del giorno in cui la valanga ha travolto il Rigopiano. E’ una mail spedita dal direttore Bruno Di Tommaso: “I clienti hanno paura dopo il terremoto, vogliono andare via” spiega uno dei responsabili dell’albergo e chiede, inviando la mail a tutte le autorità del caso, che si faccia qualcosa per sgombrare il prima possibile la strada in modo da permettere che i clienti lasciassero l’Hotel. C’era tanta neve in quell’albergo, c’era paura che potesse succedere qualcosa.

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I clienti sono terrorizzati dalle scosse sismiche e hanno deciso di restare all’aperto” queste le parole della mail. Purtroppo però, almeno da quello che è il racconto dei superstiti, non c’era nessuno fuori, forse per il troppo freddo, forse perchè le scosse erano terminate e gli ospiti dell’albergo avevano preferito, durante la tormenta di neve, ripararsi dentro. Qualcuno, come ha raccontato anche Giampiero Parete, era pronto a partire. Lui e la sua famiglia indossavano, come abbiamo anche visto dalle immagini del salvataggio, le tute da neve, quelle che si usano per sciare, per uscire al freddo. E forse sua moglie e i suoi figli, si sono salvati anche per quello, potendo resistere maggiormente al freddo. 

E ancora nella mail si legge: “Abbiamo cercato di fare il possibile per tranquillizzare i clienti – prosegue – ma, non potendo ripartire a causa delle strade bloccate, sono disposti a trascorrere la notte in macchina. Con le pale e il nostro mezzo siamo riusciti a pulire il viale d’accesso, dal cancello fino all ss 42″. E inoltre “chiediamo di predisporre un intervento al riguardo”.

Eppure quando l’amico del signor Parete che ha ricevuto la chiamata disperata con la ricerca di aiuto, si è messo in contatto con le autorità responsabili, è stato persino redarguito; gli hanno detto che non c’era nessun pericolo, gli hanno detto che se avesse continuato a chiedere aiuto, lo avrebbero denunciato per procurato allarme. 

La mail era indirizzata al Prefetto, al presidente della Regione, al comando della polizia provinciale, al sindaco di Farindola. Un comunicato urgente che se forse, fosse stato preso in considerazione prima della tragedia, avrebbe potuto salvare la vita di tutti. Con i se e con i ma non si scrive la storia certo, ma le parole di quella mail, fanno ben capire che più di 30 persone avevano paura.

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