Napolitano a L’Aquila: “Ora bisogna ricostruire”
Una speranza per gli aquilani e un saluto affettuoso: ieri il presidente Napolitano è stato nel luogo del terremoto del 2008.
Tutti abbiamo ancora negli occhi la città di L’Aquila, distrutta da un terremoto nell’aprile del 2008. L’Aquila è rimasta una città fantasma, da quel maledetto 6 aprile è rimasto tutto fermo, come se il tempo si fosse bloccato, per ripartire chissà quando. Ieri il presidente Napolitano si è recato nella città abruzzese, dove è stato accolto dagli applausi della gente che non ha perso la speranza e da messaggi di aiuto come il cartello che spunta tra la folla: “Presidente, ci aiuti… L’Aquila è ferma al 6 aprile del 2009 è ferma dal giorno del terremoto”. Quando il capo dello Stato, nella giornata di ieri, è sceso dall’auto blu davanti al nuovo Auditorium trova ad accoglierlo l’architetto Renzo Piano, il progettista dell’opera. Napolitano ha salutato la folla presente, con messaggi di affetto e di speranza, dicendo che è arrivato il momento di far ripartire L’Aquila, ancora profondamente ferita da quel terremoto.”Sono felice di essere qui. E’ l’ora di ricostruire L’Aquila dimenticando i progetti di una new town fuori dell’attuale centro” ha detto Napolitano. E anche Renzo Piano aveva tuonato in mattinata contro le “case periferiche” costruite dopo il sisma. “Luoghi senz’anima, senza logica, senza affettività. In tutto il mondo si costruisce e si ragione per superare le periferie. All’Aquila è l’unico caso dove le periferie sono state fatte ex novo”. Il cubo “regalato” da Piano, dal maestro Abbado e dalla provincia di Trento è una cassa armonica costruita con il legno pregiato della Val di Fiemme: 1165 metri cubi di legno, seimila doghe con 21 colori diversi. Il presidente della provincia di Trento, Dellai, ha detto: “Quest’opera è la dimostrazione che non tutti i politici sono uguali, non tutti spendono i soldi pubblici in festini privati”.
Così L’Aquila da ieri cerca di ripartire, disinfettando ancora quelle ferite inevitabilmente ancora aperte, e guardando verso il futuro, per far ripartire il tempo.