Politica

Referendum: dopo i quattro quesiti in arrivo quello sulla riforma elettorale

Dopo l’ampia partecipazione ai quattro quesiti del referendum nazionale del 12 e 13 giugno 2011, potrebbe profilarsi un altro quesito, anche se è presto per dirlo con certezza: quello sulla riforma elettorale. Infatti dopo i risultati ottenuti, i referendari sperano che torni l’onda dei primi anni ’90, quando a seguito dei referendum promossi da Mario […]

Dopo l’ampia partecipazione ai quattro quesiti del referendum nazionale del 12 e 13 giugno 2011, potrebbe profilarsi un altro quesito, anche se è presto per dirlo con certezza: quello sulla riforma elettorale.

Infatti dopo i risultati ottenuti, i referendari sperano che torni l’onda dei primi anni ’90, quando a seguito dei referendum promossi da Mario Segni, la vecchia legge elettorale fu eliminata. Il comitato referendario sembrerebbe già al lavoro, infatti  giovedì presenterà i quesiti nella sede della Federazione della Stampa. I promotori, che nulla hanno a che fare col panorama politico, sono intellettuali, docenti universitari e imprenditori. Con minuziosità e dedizione, stanno tagliando e incollando articoli e commi, come sempre capita nei referendum, e si propongono di cancellare le liste bloccate che impediscono agli elettori di scegliere i loro rappresentanti, oltre al meccanismo del premio di maggioranza. Ma in Parlamento cosa succede?

Il Pdl ha presentato un disegno di legge in Senato, che punta sui collegi plurinominali con pochi candidati e sulla riserva di un terzo delle candidature alle donne.
La proposta del pdl  ha una modifica che riguarda il premio di maggioranza del Senato, oggi diviso in 20 “minipremi” regionali, che vanno alla coalizione che vince nelle singole regioni. Il disegno di legge del Pdl vorrebbe che anche a Palazzo Madama, come alla Camera, il premio di maggioranza sia uno solo, da assegnare alla coalizione più votata su tutto il territorio nazionale. In tale maniera, si eviterebbe che Camera e Senato abbiano maggioranze opposte. Ma anche dal Pd arrivano notizie circa possibili carte da mettere in gioco, possibilmente con una proposta unitaria dei partiti candidati al governo dell’alternativa. Antonio Di Pietro e Pierluigi Bersani sul metodo sono già perfettamente concordi: “la riforma elettorale non potrà mai e poi mai essere fatta con questo governo in carica”. Esecutivo istituzionale, di «salute pubblica» oppure di emergenza? La riforma diventa un vero e proprio rebus. La Lega Nord, con il capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni ha reso noto che cambiare la legge elettorale “è davvero l’ultima cosa che interessa ai cittadini”, anche se la tentazione per il Carroccio è davvero forte, visto che una nuova legge elettorale le consentirebbe di correre da sola. Intanto, in qualche luogo oscuro della commissione Affari Costituzionali, in Senato, riposano due proposte di iniziativa popolare promosse da Beppe Grillo: la prima vieta l’accesso in Parlamento a tutti i condannati, per qualunque reato, anche solo in primo grado; la seconda prevede invece il ritorno alla legge proporzionale con una preferenza unica.

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