Napolitano a Firenze: in Italia “il metro di giudizio” è diverso
Il nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, oggi in visita a Firenze, è stato accolto con il consueto calore dalla folla presente. Sembra proprio un elemento unificatore della nostra Italia, questo Presidente, e si sa che al giorno d’oggi ce n’è molto bisogno, visto che molti politici non fanno altro che litigare e scambiarsi accuse […]
Il nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, oggi in visita a Firenze, è stato accolto con il consueto calore dalla folla presente. Sembra proprio un elemento unificatore della nostra Italia, questo Presidente, e si sa che al giorno d’oggi ce n’è molto bisogno, visto che molti politici non fanno altro che litigare e scambiarsi accuse l’un l’altro, perfettamente consapevoli (ed è questo il problema) di non fare, in questo modo, il bene degli italiani. Il Presidente ha parlato agli studenti universitari, rilanciando il ruolo delle istituzioni, ed in particolare del Parlamento e del Quirinale; ha ribadito la sua buona fede in tutte le circostanze, il suo essere sempre super partes, e la sua instancabile attività a favore del buon funzionamento della politica. E’ tornato anche sulla questione oggi sentita sempre più dall’opinione pubblica: quella della qualità dei nostri uomini politici, ed il fatto che molti di loro, sebbene indagati, talvolta anche plurindagati e pluricondannati (anche in via definitiva), continuano imperterriti a lanciare strali a destra e a manca, spesso vantandosi addirittura del loro stato di accusati, manco fosse una medaglia.
Napolitano ha ricordato che nel resto del mondo chi viene indagato in genere si dimette, proprio per permettere il sereno proseguimento dell’attività politica (e nel contempo per potersi difendere per bene). In Italia, invece, il “metro di giudizio”, come dice testualmente “è diverso”. Come sempre parole garbate, scelte con cura, ma fortemente chiare ed efficaci. A volte probabilmente noi italiani dovremmo avere forse un po’ più di autostima, e renderci conto di meritarci una classe politica “pulita”, o comunque un po’ più pulita di quella attuale; o, perlomeno, non così piena di persone che hanno avuto a che fare con la giustizia.