PD: stravince Fassino a Torino. Alta affluenza alle urne
Sarà Piero Fassino il candidato sindaco per la coalizione di centro-sinistra alle elezioni comunali di Torino che si terranno a maggio. A deciderlo è stata la schiacciante maggioranza delle scelte dei circa 53mila affluenti alle primarie che si sono condotte fino alle 8 di ieri sera nel capoluogo piemontese per scegliere chi lotterà per sostituire […]
Sarà Piero Fassino il candidato sindaco per la coalizione di centro-sinistra alle elezioni comunali di Torino che si terranno a maggio. A deciderlo è stata la schiacciante maggioranza delle scelte dei circa 53mila affluenti alle primarie che si sono condotte fino alle 8 di ieri sera nel capoluogo piemontese per scegliere chi lotterà per sostituire Chiamparino.
Un risultato certamente in parte sudato, come si evince dalle dichiarazioni rilasciate alla vigilia da Fassino su “L’Unità”: “Il paradosso è che è più difficile vincere le primarie che le elezioni”. Ancor di più se si pensa che, dei cinque aspiranti al posto di candidato, appariva chiaro da subito come la lotta si sarebbe concentrata all’interno del Pd, tra l’ex leader DS e Davide Gariglio dell’ala cattolica. L’apertura dei seggi è stata preceduta da diversi scambi di dichiarazioni tra le due schiere, con toni talvolta anche elevati. In particolare da parte del “giovane” Gariglio (43 anni), ben noto per i suoi propositi di “ricambio generazionale” e “nuova energia per Torino”, secondo quanto recitano gli slogan della sua campagna elettorale. Gariglio già si era segnalato sul principio per le frecciatine come il “colonnello bolscevico” rifilato a Stefano Fassina (responsabile economico del partito) o la “signora non più giovane che non si è mai presentata alle elezioni” riferita al consigliere comunale Ilda Curti. E lo scontro finale con Fassino, dopo avergli dato del “tutore”, era tornato ad essere frontale. A questi che gli chiedeva per le ultime 48 ore di usare “dei toni rispettosi”, Gariglio rispondeva che la coalizione di centro-sinistra “non ha bisogno che venga a guidarla un campione nazionale, espressione di una dirigenza che a livello nazionale non mi sembra abbia fatto altrettanto bene”.
Alla fine i risultati hanno dato a Fassino il 56,3%, la maggioranza assoluta quindi, mentre Gariglio non è andato oltre un 27,1%. Una volta conosciuto l’esito del voto il segretario Bersani ha dichiarato: “Attorno a Piero Fassino che ha ottenuto un risultato di straordinaria ampiezza si raccoglieranno ora tutte le forze del Pd e del centrosinistra in vista della sfida elettorale per il comune di Torino, una sfida che vinceremo”. Sulla stessa linea di compiacimento anche Chiamparino: “La fase della mia successione inizia nel migliore dei modi”, aggiungendo poi anche come la vittoria di Fassino “lascia ben sperare per la scadenza di maggio”. “Senza sottovalutazioni – conclude l’attuale sindaco – la città potrà avere una solida guida di Centrosinistra capace di portare avanti il lavoro fatto in questi dieci anni, attenta alle necessarie innovazioni”. Gli altri tre candidati, Gianguido Passoni (ex Pdci), Michele Curto (lista civica) e Silvio Viale (Radicali) escono rispettivamente con l’11,9%, il 3,9% e lo 0,8%.
La vittoria di Fassino a Torino costituisce la “terna” del PD nella lotta contro SEL per i candidati del centro-sinistra alle comunali del 2011. Dopo che il vendoliano Pisapia si era, nel novembre scorso, assicurato la candidatura a Milano sul democratico Boeri, sono difatti arrivate, a gennaio, le “rivincite” in contemporanea di Cazzolino a Napoli e di Merola a Bologna. Va comunque rimarcato come per Torino il partito di Vendola non ha proposto nessun candidato proprio. E solo tale è rimasta l’ipotesi ventilata in un primo momento di un appoggio a Curto. Questi si è peraltro distinto per l’originalità della sua campagna elettorale, presentata in un kebab egiziano per sottolineare da dove arrivi “il vento della libertà”.
L’IMPORTANZA DELLE CIFRE
Rispetto alle primarie precedenti si è registrata a Torino un’alta affluenza alle urne – 52.922 secondo quanto diffuso dal Centro operativo delle primarie – che rappresenta oltre il 6,6% degli aventi diritto al voto (cioè tutti i residenti che hanno compiuto il 16° anno d’età più gli stranieri regolari). Dal 2009, quando l’affluenza fu sulle 39.000 (poco meno del 5%), si è quindi registrato un aumento di 14.000 votanti (il 35,7% in più) comportando lo slittamento nel totale dei votanti di più di un punto e mezzo in percentuale.
Confrontando questo dato con quello registrato a gennaio per le primarie di Napoli (dove si ha, grosso modo, lo stesso numero di abitanti di Torino, sui 900.000), si evidenzia bene l’importanza dell’esito odierno. Rispetto al 2009, dove l’affluenza fu quasi pari a quella torinese (39.877, ossia anche qui 5% votanti circa), l’incremento napoletano è stato di quasi 5.000 persone (il 12% in più), facendo slittare solo di circa mezzo punto percentuale il totale dei votanti (al 5,5%).
Il dato di Torino (più del 6,6%) si pone in evidenza non solo tra gli incrementi ma anche nel novero delle percentuali stesse di votanti alle primarie 2010/2011. Supera infatti quello di Napoli (5,5%) e pareggia praticamente quello di Milano (6,7%) – città di circa 1.300.000 abitanti (quasi mezzo milione in più). Sulla vetta si trova incontrastata Bologna che alle primarie di gennaio ha sfiorato il 9,4%, secondo uno studio interno al partito. Va però tenuto anche presente che si tratta di un comune commissariato da tempo.
Luigi Fattorini
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