Isabella, morta sulla banchina della Metro: il marito racconta la sua storia
Isabella Viola è la donna che il 18 novembre scorso è stata colta da un malore ed è morta in metro. Oggi il marito racconta perché il suo cuore non ha retto.
Molti di voi ricorderanno la notizia drammatica del 18 novembre scorso, ovvero della morte di una donna sulla banchina della metro, a Roma, nella stazione Termini. Il marito oggi ci racconta la sua drammatica storia e ci fa capire perché il suo cuore con non ha retto. Isabella era una donna di Torvaianica, gestiva un bar a Roma, prendeva 55 euro euro al giorno. «Isabella lavorava sette giorni su sette, solo la domenica poteva andare via un po’ prima dal bar e non la pagavano se restava a casa perché stava male: nessun rimborso, non poteva usufruire della malattia perché non aveva un contratto», racconta il marito che fa sapere che quando la donna rientrava a casa era già notte. «Isabella metteva la sveglia alle 4, poi correva per non perdere il pullman che da Torvaianica la portava a Roma, al bar dove lavorava» e dove cucinava dolci che il quartiere Tuscolano ancora oggi ricorda. Quando tornava a casa era già tardi: «Giocava un po’ con i bimbi, poi crollava e andava a letto». Isabella Viola, aveva quattro bambini, e il marito fa sapere che «andava a lavoro nonostante stesse male altrimenti non la pagavano». Ed è morta proprio per un malore, sulla banchina della stazione Termini, mentre aspettava la metro. Il marito della donna adesso ha presentato una denuncia al gestore del bar, per rendere giustizia alla morte improvvisa di Isabella. Sono davvero moltissimi i messaggi di solidarietà che arrivano al marito di Isabella, ai quali risponde: «Grazie a tutti quelli che hanno scritto alla nostra famiglia, grazie per l’affetto inaspettato: la sera, prima di cenare, leggo quelle belle parole ai miei piccoli». I figli della coppia non hanno mai smesso di sperare, anche se la loro mamma non tornerà mai più a casa. Alessandra, 4 anni, Davide, 6, Francesco 9, e Manuele, 11, sorridono ancora. Tutto il paese si è stretto attorno al loro e al papà Alessandro, perché la storia di Isabella Viola ha commosso tutti. «Stava male, non doveva lavorare, ogni giorno affrontava un viaggio di oltre due ore e spesso il pullman non si fermava a Torvaianica perché troppo pieno. Ma Isabella – dice Alessandro – faceva di tutto pur di lavorare».
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