Riforma pensioni 2022, ultime notizie: le proposte ancora in piedi
Quali sono le ultime notizie sulla riforma delle pensioni 2022? Ecco le proposte su cui c'è particolare attenzione
Cosa si sa sulle riforme delle pensioni? Va avanti il confronto tra il Governo e i sindacati. Sono diversi i punti che è necessario valutare e su cui si sta ponendo attenzione. In particolare, dopo Quota 100 bisognerebbe cercare possibili nuovi canali di flessibilità in uscita. Non solo, si pensa di introdurre una pensione contributiva di garanzia per i giovani e la separazione tra previdenza e assistenza. C’è la possibilità che venga rilanciata la previdenza complementare. Per avere delle risposte certe, si attende una discussione collegiale nel Governo e un’accelerazione delle attività dalle Commissioni di studio insediate. Vediamo ora quali sono le ultime notizie sulle riforme delle pensioni 2022.
Riforme pensioni 2022: quali sono le ultime notizie
Mentre si attende di scoprire come si evolverà la situazione, per quanto riguarda le riforme delle pensioni 2022 cerchiamo di comprendere quali sono le proposte ancora in piedi. Al momento, risulta più probabile un rafforzamento dei canali di pensionamento selettivi per quei lavori usuranti e gravosi. Inoltre, sembra sempre più possibile un’ulteriore proroga di Opzione donna e dell’Ape sociale. Queste misure potrebbero, infatti, essere stabilizzate. Per quanto riguarda il dopo Quota 100 e le misure di flessibilità in uscita, al momento ci sarebbe la proposta di permettere il pensionamento anticipato con 41 anni di contribuzione, senza tenere conto dell’età e l’opzione con 64 anni di età e 36 di contributi. La prima, però, è stata valutata dall’INPS – nel Rapporto annuale – come particolarmente costosa.
Il Presidente dell’Ente pubblico italiano aveva proposto un’opzione di anticipo della sola quota contributiva della pensione a 63 anni, tenendo ferma a 67 la quota retributiva. Attualmente si discute su un’eventuale proroga della pace contributiva, ovvero della facoltà concessa a lavoratori autonomi, dipendenti e iscritti alla Gestione separata di riscattare periodi non coperti da contribuzione, per un massimo 5 anni, che potrebbero anche non essere continuativi.
Infine, si parla di nuove misure di rilancio della previdenza complementare, che ha come scopo quello di garantire un alto livello di inclusione previdenziale delle categorie che fino a questo momento non hanno aderito in modo sufficiente rispetto a quello che servirebbe, con un particolare riferimento ai giovani.
La proposta Tridico è la più sensata e ragionevole anche sotto l’ottica dei conti pubblici.
Permette la flessibilità in uscita 62-63 anni con il calcolo contributivo e al raggiungimento dei 67 anni l’assegno verrebbe ricalcolato aggiungendo la quota retributiva. La penalizzazione sarebbe momentanea e non ci sarebbero paletti rigidi da rispettare tipo 38-62 38-64 e via dicendo.
Sono d’accordo in quanto è l’unica riforma veramente “flessibile” e non obbligatoria, non capisco la riluttanza dei sindacati.