Manovra, i decreti per pensioni e reddito di cittadinanza slittano a gennaio
I Decreti Legge per la riforma delle pensioni e per il reddito di cittadinanza potrebbero slittare a gennaio. Ecco cosa succederà
Oggi pomeriggio il Governo presenta il maxi emendamento alla manovra finanziaria in Senato. Questa dovrà essere approvata entro la fine del 2018 e dunque il Parlamento dovrà lavorare anche tra Natale e Capodanno. Ma cosa succederà ai Decreti Legge per quanto riguarda le pensioni e il reddito di cittadinanza? A quanto pare, visti i tempi ristretti, slitteranno a gennaio. Infatti queste misure, che sono tra le più importanti e le più attese, arriveranno in un secondo momento ma partiranno comunque a partire dal 2019.
REDDITO DI CITTADINANZA E RIFORMA PENSIONI SLITTANO A GENNAIO
Dunque per conoscere nel dettaglio cosa succederà con reddito di cittadinanza e riforma delle pensioni, bisognerà attendere ancora. Ma cosa si sa di queste misure, che partiranno dal 2019? Vediamo nel dettaglio quali sono, ad oggi, le indiscrezioni.
REDDITO DI CITTADINANZA
In attesa del Decreto Legge, ciò che si sa sul reddito di cittadinanza è che potrebbe essere destinato a circa 5 milioni di persone che versano in condizioni di povertà assoluta. Il reddito per potervi accedere deve essere al di sotto dei 9mila euro. L’importo mensile è di 780 euro. Possono ottenere il beneficio anche più membri della stessa famiglia purché non si superino i limiti di reddito. Inoltre chi ha più di 5mila euro in banca non potrà accedere al beneficio. Non si ottiene il reddito se si ha una seconda casa o un’auto immatricolata di recente. Per ottenere il reddito di cittadinanza bisogna essere attivi nella ricerca del lavoro, frequentare corsi organizzati dai centri per l’impiego e svolgere 8 ore settimanali di lavori di pubblica utilità per il proprio Comune. Al terzo rifiuto di un’offerta di lavoro, si perde il diritto a ricevere l’importo mensile.
RIFORMA DELLE PENSIONI: PENSIONI QUOTA 100
La riforma pensioni vede al suo interno le pensioni quota 100, il taglio alle pensioni d’oro e il taglio alle indicizzazioni. La misura più attesa è la quota 100. Questa consente di andare in pensione all’età di 62 anni con 38 di contributi versati. Ci saranno dei paletti, come il divieto di cumulo con redditi da lavoro superiori ai 5mila euro lordi. Il divieto durerà fino al raggiungimento dell’età pensionabile (67 anni). Inoltre sono fissate delle finestre di uscita dal lavoro trimestrali per i dipendenti privati e semestrali per i dipendenti pubblici. I lavoratori della scuola potranno accedere al pensionamento anticipato con una sola finestra annuale. L’assegno dipenderà dagli anni di contributi versati e non sono previste penalizzazioni per chi lascia il lavoro prima del previsto.