Benzina, l’UE chiede di annullare la tassa regionale in Italia
Da Bruxelles arriva un'importante richiesta in Italia: le tasse regionali sulla benzina devono essere annullate. Ottime notizie per gli automobilisti
L’Unione Europea richiama l’Italia, la tassa regionale sulla benzina deve essere annullata. Tale imposta era stata introdotta con il decreto legislativo 398 del 1990, il quale stabiliva che le regioni a statuto ordinario hanno facoltà di istituire con proprie leggi. Buone notizie dunque per gli automobilisti, soprattutto in questo periodo in cui coincidono le vacanze estive. La tassa regionale sulla benzina, ricordiamo, ha suscitato diverse polemiche durante questi anni. Infatti, il costo della benzina qui in Italia è uno dei più alti in Europa.
L’UNIONE EUROPEA RICHIAMA L’ITALIA: VIA LA TASSA REGIONALE SULLA BENZINA
L’Unione Europea ha chiesto all’Italia di annullare la tassa regionale sulla benzina. Si tratta sicuramente di un’ottima notizia per tutti gli automobilisti italiani, che in questi anni si sono spesso lamentati dei costi troppi alti della benzina. Se questa richiesta dovesse essere risolta, ci sarebbe un risparmio abbastanza evidente per le tasche degli automobilisti. Il risparmio reale dovrebbe variare in base alle regioni e dovrebbe essere di circa due centesimi di euro. Si tratta sicuramente di un importante inizio se dovesse andare in porto. Secondo l’Unione Europea la tassa regionale sulla benzina “non ha finalità specifiche, ma unicamente di bilancio”. Proprio per questo motivo, Bruxelles si è detta contraria alle normative europee sul regime generale delle accise.
Non solo, vi è stato un simile provvedimento da parte della Commissione anche sull’Iva. In particolare, Bruxelles contesta all’Italia diverse irregolarità anche in questo campo, attraverso una procedura ufficiale di richiamo. In questo caso, l’Europa non è d’accordo con le condizioni aggiuntive che l’Italia applica in modo da rendere esenti da Iva i servizi riguardanti l’importazione dei beni.
Attualmente vi sono altre tre le procedure avviate contro l’Italia. La prima riguarda i ritardi della realizzazione delle reti di smaltimento delle acque di scarico. Un’altra è stata attivata poiché non sono stati garantiti serbatoi idonei per lo stoccaggio di gas Gpl portati sul mercato o in servizio. Infatti, sembra che l’Italia abbia consentito l’utilizzo di vecchi serbatoi di stoccaggio, per uso in superficie e sotterraneo. Infine, si aggiunge un’altra procedura che riguarda la necessità di dare agli utenti delle informazioni affidabili sulla viabilità e sulla sicurezza stradale.