Economia

Pensione anticipata donne: dal 2018 66 anni e 7 mesi, ultime sui requisiti attuali

Un confronto tra i requisiti ad oggi previsti per la pensione anticipata delle donne e quelli che entreranno in vigore nei prossimi anni. La parità uomo donne sulle pensioni è solo formale e vi spieghiamo perchè (dal punto di vista fiscale)

Con la nuova riforma delle pensioni, l’età di accesso alla pensione delle donne italiane verrà parificata a quella degli uomini, ovvero 66 anni e sette mesi, la più alta in Europa, esattamente tre anni sopra la media europea. L’aumento dell’età pensionabile per le donne determinerà la fine della misura Opzione Donna, ovvero la possibilità di pensione anticipata per le donne secondo le vecchie regole. 

La parità dell’età pensionabile fra uomo e donna, strada iniziata già dalla riforma Fornero del 2011, che però non corrisponde ad una parità lavorativa, date le ancora tante differenze di genere in materia di retribuzioni, accesso al lavoro, continuità dei versamenti contributivi (per le donne più difficile a causa di gravidanze e maggior tasso di disoccupazione).

Ecco una piccola guida che illustrerà brevemente i punti salienti di questa nuova proposta pensionistica.

Ultime notizie sulla pensione anticipata donne 2018

La proposta per la riforma delle pensioni in corso in questi giorni, oltre a prevedere l’innalzamento dell’età pensionabile per le donne, manda definitivamente in soffitta l’Opzione Donna, istituita dalla riforma Fornero, che permetteva l’uscita dal lavoro per le donne a 57 o 58 anni e 35 anni di contributi.

Come contromisura, la proposta prevede di allargare il cosiddetto Ape social, il prepensionamento a 63 anni per alcune categorie da tutelare, ad un maggior numero di donne, includendone fino al 40%, senza decurtare l’assegno pensionistico.

Sindacati e sostenitrici di Opzione Donna si muovono verso questa direzione, ovvero la possibilità di riconoscere, a certe condizioni, il lavoro di cura svolto dalle donne, per i figli o per i genitori disabili, anche se la riflessione è ancora in corso. Se questa dovesse essere la scelta, ci sarebbero comunque dei paletti molti stretti, e quindi non basterebbe avere un figlio per ottenere un anno di contributi gratis.

Il Comitato Opzione Donna auspicherebbe inoltre l’abbassamento della soglia di età di accesso all’Ape social per le donne di qualche anno in meno rispetto ai 63 oggi previsti.

Norme vigenti sulla pensione anticipata donne: requisiti fino al 2018 (quelli ad oggi in vigore)

Fino alla data di oggi l’accesso alla pensione anticipata per le donne era stato regolamentato dalla legge Fornero del 2011 che, con la misura sperimentale opzione Donna, prevedeva l’uscita delle lavoratrici dal mercato del lavoro con 35 anni di contributi versati a 57 o 58 anni e una riduzione dell’assegno pensionistico.

In questo caso però il taglio della pensione era abbastanza gravoso, di circa il 30% e comunque non più sostenibile dal nostro sistema pensionistico, a causa dell’aumento della prospettiva di vita.

Un’alternativa era fornita dai “Precoci quota 41“, ovvero il pensionamento con 41 anni o 42 anni di contributi versati a prescindere dall’età anagrafica.

L’ultima possibilità di pensione anticipata era data dall’Ape social, che spettava a chi avesse 63 anni, fosse senza lavoro e senza pensione (nemmeno di reversibilità), e a queste condizioni: disoccupato e senza ammortizzatori da almeno 3 mesi, invalido civile almeno al 74%, coniuge o parente di primo grado di un disabile, assistito da almeno 6 mesi. Servivano comunque sempre 30 anni di contributi versati o 36 nel caso di chi svolgesse un’attività gravosa.

L’Ape social prevedeva l’erogazione dell’assegno pensionistico in toto, ed è per questo motivo che il Comitato Opzione Donna e i sindacati spingono oggi verso il sistema pensionistico misto, abbandonando in parte le decurtazioni alla pensione di Opzione Donna dovute al sistema contributivo.

Pensione anticipata donne privato requisiti attuali

Fino ad oggi le modalità di accesso alla pensione anticipata illustrate precedentemente riguardavano in egual misura le lavoratrici del settore pubblico e privato, ad eccezione delle lavoratrici autonome che, con Opzione Donna, potevano accedere alla pensione solo a 58 anni.

Anche nella nuova proposta di riforma pensionistica non si faranno grandi distinzioni fra impiegate del settore pubblico e privato, dato che a sindacati e Comitato Opzione Donna preme maggiormente il riconoscimento del lavoro di cura e assistenza familiare svolto dalle donne e il più svantaggioso mercato del lavoro, che è ciò che maggiormente limita una continuità nei versamenti contributivi e il raggiungimento delle soglie pensionabili.

Pensione anticipata donne pubblico requisiti attuali

Le lavoratrici del pubblico impiego possono oggi, tramite Opzione Donna, accedere alla pensione all’età di 57 anni e con versamenti contributivi di 34 anni, 11 mesi e 16 giorni.

La nuova riforma della pensione anticipata per le donne penalizzerà quindi anche loro, non essendoci distinzioni con il settore privato però, l’allargamento dell’accesso all’Ape social coinvolgerà molte categorie di lavoratrici pubbliche, sia per l’aspetto di cura ed assistenza, sia per i lavori particolarmente gravosi, come gli insegnanti della scuola pre-primaria, gli infermieri turnisti e gli operatori ecologici.



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