Dati Istat: stipendi fermi, disoccupazione in aumento
Cresce ancora il numero di disoccupati in Italia: ecco i dati dell'Istat
Secondo i dati pubblicati dall’Istat, a marzo le retribuzioni contrattuali sono rimaste ferme rispetto a mese precedente, con un aumento dell’1,4% su base annua. Il dato tendenziale, nonostante la frenata dei prezzi, rimane sotto l’inflazione che si attesta all’1,6%, ma il divario si restringe ancora (pari a 0,2 punti percentuali). Il primo trimestre 2013 resta abbastanza congelato. Infatti, l’ incremento registrato è pari solo all’1,4%. Facendo riferimento al solo mese di marzo, a fronte di un aumento tendenziale medio dell’1,4%, i settori che hanno registrato gli incrementi più elevati sono: alimentari bevande e tabacco (3,6%); tessili, abbigliamento e lavorazioni pelli (2,8%); acqua e servizi di smaltimento rifiuti (2,6%). Si registrano, invece, variazioni nulle per il comparto delle telecomunicazioni e in tutta la pubblica amministrazione. Aumentano le retribuzioni orarie contrattuali di 1,8% per i dipendenti del settore privato. Restano, al contrario, bloccate per quelli della pubblica amministrazione. In riferimento al semestre aprile-settembre 2013, qualora persistesse l’assenza di rinnovi, il tasso di crescita tendenziale dell’indice generale sarebbe dell’1,2%, come media delle variazioni mensili che si ridurrebbero gradualmente dall’1,3% di aprile all’1,0% di settembre. Per quanto riguarda i contratti, invece, sempre secondo l’istituto di statistica nazionale, a marzo sono in attesa di rinnovo 44 accordi (15 appartenenti nella Pubblica Amministrazione) relativi a circa 5,3 milioni di dipendenti (2,9 milioni nel pubblico). La quota di dipendenti che aspetta il rinnovo è pari al 40,8%, percentuale minore rispetto a quella di febbraio, con l’entrata in vigore di tre rinnovi contrattuali. Tra gli accordi monitorati dall’Istat, infatti, sono state recepite le intese energia e petrolio, energia elettrica e Rai. Nessun contratto risulta essere scaduto. Sempre nell’ultimo mese del primo trimestre, i tempi di attesa per i lavoratori con il contratto scaduto sono in media 28,8 mesi, in aumento rispetto all’anno precedente (27,0). L’attesa media calcolata sul totale dei dipendenti è invece di 11,8 mesi, in aumento a confronto con dodici mesi prima (8,9).