Economia

Ripresa italiana lenta, un italiano su quattro è a rischio povertà

MILANO – Gli italiani si sono oramai lasciati alle spalle, da circa un anno, la recessione, ma la ripresa stenta ancora a decollare. L’economia italiana è stata giudicata dagli analisti, la più debole nell’area euro negli ultimi dieci anni e il divario si è ampliato nella crisi e anche durante la ripresa. Chi paga oggi […]

MILANO – Gli italiani si sono oramai lasciati alle spalle, da circa un anno, la recessione, ma la ripresa stenta ancora a decollare. L’economia italiana è stata giudicata dagli analisti, la più debole nell’area euro negli ultimi dieci anni e il divario si è ampliato nella crisi e anche durante la ripresa. Chi paga oggi  il prezzo più alto sono le donne e i giovani.

Il quadro Istat nel rapporto annuale 2010, rappresenta un paesaggio torbido e cupo, dove una persona su quattro è a rischio povertà o esclusione sociale. E il Sud si conferma la zona della Penisola con i più elevati tassi di povertà o rischio esclusione.

Fra le fasce più penalizzate ci sono le donne che sono il pilastro del welfare, reggendo il carico maggiore nella rete d’aiuto familiare fondamentale per l’economia e la società. Tuttavia sono sempre più sovraccariche di impegni e non ce la fanno più, e l’Istat denuncia un sistema che è ormai in crisi strutturale, che rischia di sgretolarsi.

Infatti, l’Istat dichiara: “la situazione delle donne, che stanno reggendo l’assistenza del paese, è gravissima. Questo sistema è in crisi strutturale: le donne non reggono più e – afferma l’istituto – non può essere più questo il modello che sostiene il welfare italiano”. Non solo: quasi un milione di donne ha subito il licenziamento o è stato costretto a dimettersi per aver deciso di avere un figlio.

Non accenna a diminuire nemmeno l’orda dei disoccupati, ormai oltre quota due milioni nel 2010, il livello massimo da quasi dieci anni. Ma la crisi economica ha colpito duramente, oltre alle donne, anche i giovani, non solo con un aumento dei disoccupati ma anche con la diffusione del fenomeno dei Neet, quelli che non lavorano e non studiano. In base al rapporto annuale Istat, l’anno scorso “sono poco oltre 2,1 milioni (+134mila) i giovani fra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non frequentano alcun corso di istruzione o formazione”. Una condizione molto preoccupante perché “permane nel tempo: oltre la metà dei Neet resta tale per almeno due anni”, e “più si rimane fuori dal circuito formativo o lavorativo tanto più è difficile rientrarvi”.

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