Economia

Il Pil italiano del primo trimestre 2011 è in timida crescita

E’ salito, ma non troppo, in linea con le attese di un’espansione economica moderata, il prodotto interno lordo italiano nel primo trimestre del 2011. L’Istat, Istituto Nazionale di Statistica, ha infatti reso noto che il Pil del primo trimestre  2011 dell’Italia è aumentato su base annua dell’1% rispetto allo stesso periodo del 2010, mentre su […]

E’ salito, ma non troppo, in linea con le attese di un’espansione economica moderata, il prodotto interno lordo italiano nel primo trimestre del 2011. L’Istat, Istituto Nazionale di Statistica, ha infatti reso noto che il Pil del primo trimestre  2011 dell’Italia è aumentato su base annua dell’1% rispetto allo stesso periodo del 2010, mentre su base congiunturale, ovvero sia rispetto al quarto trimestre del 2010, la crescita è stata pari ad appena lo 0,1%. Per effetto del dato relativo al primo trimestre del 2011, l’Istituto Nazionale di Statistica ha precisato come per l’intero anno la crescita acquisita per il Pil 2011 sia pari allo 0,5%.

Nel complesso l’Italia continua quindi a crescere al rallentatore rispetto alla media dei Paesi dell’area euro ed in generale rispetto alle altre economie industrializzate come gli Stati Uniti, dove il Pil Q1 2011 è aumentato dello 0,4% rispetto al quarto trimestre 2010, e del 2,3% su base annua. Anche l’Inghilterra ci batte con un Pil Q1 2011 in crescita dello 0,5% su base congiunturale, e dell’1,8% rispetto al primo trimestre del 2010.

I dati confermano le recentissime previsioni di crescita sul nostro Paese formulate dalla Commissione Europea, la quale stima per l’Italia una crescita del prodotto interno lordo nazionale, a valere sul 2011 e sul 2012, inferiore alla media dei Paesi dell’area euro, ma anche rispetto all’Ue a 27 Paesi. Per sovvertire queste previsioni sarebbero necessarie in Italia misure di natura strutturale per il rilancio dell’economia, partendo magari da un abbassamento della pressione fiscale che grava sulle famiglie che vivono del reddito fisso, con conseguenti ripercussioni negative sui consumi, ma anche sullo sviluppo e sugli investimenti delle imprese.

Filadelfo Scamporrino

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