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Miriam, la ragazza di Ostia uccisa a Nottingham dalle bulle: una storia che fa male

Miriam, la ragazza di Ostia uccisa a Nottingham dalle bulle: una storia che fa male. Suo padre è convinto che dietro ci siano motivi di odio razziale

Miriam amava le spiagge del mare di Ostia dove i suoi genitori si erano trasferiti. Arrivati in Italia dall’Egitto, sognavano per la famiglia un futuro diverso. E ci tenevano alla loro piccola Miriam: doveva studiare questa bellissima ragazza, per costruire qualcosa di importante. Miriam lascia tutto ma non dimentica Ostia, ogni giorno posta sui social delle foto che mostrano il mare. Si trasferisce a Nottingham dove vive dai suoi zii in attesa di poter entrare nel college per studiare: è questo il suo grande sogno, diventare un ingegnere. Miriam però questo sogno non lo potrà mai realizzare. E’ stata uccisa da una gang di ragazzine, delle bulle, è stata uccisa mentre aspettava l’autobus. Un fatto di cronaca gravissimo che è successo alla fine del mese di febbraio nel Regno Unito ma la vicenda è stata scoperta dalla stampa italiana solo poche ore fa; pochi sapevano che la bellissima Miriam era italiana.

La drammatica vicenda della studentessa italo-egiziana è al centro di un’indagine della polizia, accusata tuttavia da parenti e amici della giovane di aver sottovalutato il movente razzista. Miriam, dopo esser stata aggredita in strada dalle bulle, e picchiata a morte, ha lottato per sopravvivere in ospedale ma non ce l’ha fatta.

I media inglesi continuano a seguire la vicenda, raccontando anche di come il padre di Miriam stia cercando la verità su questa vicenda, convinto che Miriam sia stata una vittima scelta non a caso, ma perchè era egiziana. 

MIRIAM E’ STATA UCCISA DALLE BULLE PERCHE’ EGIZIANA? LA FAMIGLIA CHIEDE DII INDAGARE ANCHE SUL MOVENTE RAZZISTA

«Per ora non risulta, ma gli accertamenti sono a tutto campo», spiegano gli investigatori. Ed è anche scoppiato un caso diplomatico con l’Egitto, che ha chiesto alle autorità britanniche di condividere tutte le informazioni disponibili sul caso. Dal Cairo ad Alessandria è in corso una mobilitazione con la campagna «I diritti di Mariam non andranno perduti».

«Voglio giustizia — spiega il padre della studentessa, Hatim — non solo perché è mia figlia, ma affinché tutto questo non accada ad altri giovani. Lei era un angelo, aiutava chiunque. Quelle persone l’avevano già aggredita. Mi raccontava che la chiamavano “Black Rose” (probabilmente un riferimento razzista) e che lei aveva risposto “No, io mi chiamo Mariam”. È stato allora che l’avevano colpita. E adesso vorrei sapere perché». 

Miriam è morta il 14 marzo a Nottingham dopo aver lottato per sopravvivere dal 20 febbraio. E’ stata una guerriera fino alla fine ma poi ha ceduto. I parenti sono anche convinti del fatto che nel primo ospedale dove Miriam è stata portata, i medici non hanno capito che le sue condizioni fossero ben più gravi. Inoltre hanno raccolto del materiale che dimostra come sui social, Miriam sia stata anche presa in giro durante il periodo di coma, a supportare la loro tesi, che dietro questa vicenda c’è davvero il movente razzista. 

Gli agenti di polizia inglesi stanno analizzando dei video che mostrerebbero persino alcuni degli attimi di questa aggressione per capire cosa sia successo realmente e per provare a identificare le ragazze coinlvote in questa vicenda. 



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