Dal Mondo

Nord Corea, 15 anni di lavori forzati per cittadino americano

Kenneth Bae è stato condannato a 15 anni di lavori forzati

Kenneth Bae, un cittadino statunitense di origine coreana è stato condannato da la Suprema Corte di Pyongyang a 15 anni di lavori forzati per aver commesso crimini contro il Paese. Secondo quanto ci riporta l’agenzia Kcna, il processo ha avuto luogo martedì 30 aprile. Bae, nato in Corea del Sud, e successivamente acquisita la cittadinanza statunitense, è responsabile di un tour operator. L’uomo, di cui il nome coreano è Pae Jun-ho, di 44 anni, era stato arrestato il 3 novembre scorso nella città portuale di Rason, situata nel nord-est del Paese, al confine con la Cina e la Russia, mentre era stava facendo da guida a un gruppo di turisti. Era stato accusato di aver svolto una serie di complotti con lo scopo di rivoltare il governo. Per tale reato rischiava anche la pena di morte. Il caso non ha fatto altro che accentuare la tensione già in corso da qualche mese tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti, a causa delle continue minacce e i messaggi di guerra di Pyongyang.

Si ripete così una vicenda già accaduta nel 2009, quando due giornalisti statunitensi sono stati arrestati in Corea del Nord. Quell’anno il dissidio tra i due Paesi era scaturito dal fatto che Pyongyang era intento nel lanciare un missile a lungo raggio e nell’effettuare un test nucleare sotterraneo. I due reporter furono condannati a 12 anni di lavori forzati, ma poi fortunatamente rilasciati. L’agenzia nordcoreana aveva scritto sabato scorso che l’uomo aveva «commesso il delitto di aver avuto un atteggiamento animoso contro la Repubblica popolare democratica della Corea e di aver tentato di rovesciare» il regime. Secondo l’agenzia Kcna le accuse sono state tutte confermate da prove. Nel frattempo Washington ne ha chiesto la liberazione immediata.



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