Egitto: scontri al Cairo, morti e caos sociale
L'Egitto è in fiamme. Scontri e violenze al Cairo, bilancio non concordano sul numero dei morti, ma di certo c'è che il paese è ancora sull'orlo del collasso e la crisi economica galoppante non aiuta.
Situazione molto incandescente in Egitto. Nuovi scontri stanno avvenendo infatti al Cairo nella zona dei palazzi del governo e nella centrale Piazza Tahrir da tre giorni ridiventata il fulcro delle proteste violente contro il nuovo governo sostenuto dai militari. Secondo alcune fonti mediche il bilancio di 3 giorni di scontri sarebbe di almeno 10 morti e 500 feriti, un numero che non troverebbe conferma nel bilancio del ministero della Sanità egiziano che invece ha fatto fermare i morti a 8 e i feriti a 350 circa. Al di la comunque delle cifre, quello che conta sottolineare è che la situazione in Egitto, dopo la caduta dello storico presidente Mubarak, è tutt’altro che pacificata. I militari che mesi fa scaricarono il rais de Il Cairo, hanno il potere saldamente nelle loro mani e, almeno secondo le intenzioni e gli impegni presi, dovrebbero traghettare il paese verso elezioni libere. Proprio questa sarebbe la funzione del contestato governo in carica, contro il quale da giorni sono in corso proteste e sommosse da parte di migliaia di giovani. Che l’obiettivo delle proteste sia il governo in carica è abbastanza evidente da quelli che sono gli obiettivi delle manifestazioni, ossia sedi di ministeri, sede del governo e parlamento.
Dal canto loro i responsabile del governo in una nota diffusa ieri sera hanno affermato che dietro le proteste violente di questi giorni ci sarebbero elementi controrivoluzionari, anarchici e addirittura infiltrati di paesi esteri. Diversa chiaramente la versione degli stessi manifestanti i quali si sono limitati a sottolineare che l’obiettivo della nuova rivolta è portare il paese a nuove elezioni. Dove sia la verità tra le due versioni è difficile da stabilire. L’unico elemento certo è che l’Egitto sia sempre immerso in una situazione caotica, dove la crisi economica fortissima è una delle variabili di cui si nutre la confusione radicale.