Ancora proteste in Siria, sono i 26 morti
È di nuovo venerdì ed è di nuovo giorno di protesta in Siria. una protesta che avanza da sei mesi, portata avanti dalle organizzazioni di attivisti contro il governo del presidente Bashar al Assad. Ed è ancora un venerdì di sangue, quello che caratterizza questo giorno ormai da moltissime settimane. Secondo quanto viene riferito da […]
È di nuovo venerdì ed è di nuovo giorno di protesta in Siria. una protesta che avanza da sei mesi, portata avanti dalle organizzazioni di attivisti contro il governo del presidente Bashar al Assad. Ed è ancora un venerdì di sangue, quello che caratterizza questo giorno ormai da moltissime settimane.
Secondo quanto viene riferito da attivisti e testimoni oculari, anche oggi, in varie città siriane sono stati uccisi ventisei civili dalle forze di sicurezza del regime.
Le organizzazioni siriane, riunitesi in un Consiglio supremo della rivoluzione siriana, hanno intessuto una rete di informazione e relazioni che riesce a mantenere i contatti con tutti i dissidenti sparsi per l’intero paese. È da qui che molti riescono a ricevere notizie sullo stato delle manifestazioni di protesta contro il presidente Assad.
L’agenzia di stato Sana, invece, parlando delle manifestazioni, ha sottolineato che ci sono stati solo un morto e quattro feriti nelle forze di sicurezza, colpiti da alcuni cecchini appostati su un Minareto di una moschea a Busar al Harir nella zona meridionale di Daraa, centro di grandi proteste. Per la prima volta il consigliere presidenziale Buthaina Shaaban, ha riconosciuto l’esistenza di vittime civili all’interno delle proteste di questi ultimi mesi, quantificando il numero a settecento, che è uguale alle vittime militari e di polizia, numero diramato dall’agenzia di stato in continuo, mentre si è sempre negato, almeno fino ad ora, il coinvolgimento dei civili nelle vittime.
Intanto il premier turco Recep Tayyip Erdogan, in visita a Tripoli, ha invitato ancora una volta il suo ex amico ed alleato Assad, a porre fine alla crudele repressione che il governo sta attuando in Siria, sottolineando che, un popolo che si riunisce per giusta protesta e che combatte per far rispettare i propri diritti, riuscirà ad abbattere chi lo perseguita.
Ma le notizie sempre più caotiche che giungono dalla Siria, pongono in primo piano un altro problema sugli insorti, quello della lotta fondamentalista che ha preso di mira anche i cristiani siriani, che si erano schierati, da subito con i musulmani, a favore delle proteste.
Uno sceicco esiliato in Arabia Saudita, Adnan al Aroor, descritto in principio come un “sannita moderato”, sta facendo degli appelli su una tv molto popolare in Siria, appelli che incitano all’odio soprattutto contro i cristiani. A dare la preoccupante notizia, il sito terrasanta.net, della Custodia Francescana che descrive anche la paura che hanno molti cristiani siriani, ad uscire da casa, poiché molte chiese sono state date alle fiamme.
Lo sceicco che è una figura simbolica dell’opposizione al governo di Assad, sta incitando l’odio e al fondamentalismo islamico, in una insurrezione che rischia di trasformarsi in una guerra di religione, la guerra santa auspicata da molti componenti dell’estremismo musulmano.
Sicuramente la pacifica scesa in campo dei contestatori di Assad, è stata presa come scusa per i fondamentalisti per trasformare la rivolta in una guerra di religione.
Teresa Corrado
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