Libia, se Gheddafi non si arrende verrà ucciso
I ribelli libici sono sicuri all’80% che Muammar Gheddafi è ancora in Libia e si nasconderebbe nella cittadina di Bani Walid o nelle vicinanze di Sirte. Una certezza che ha spinto i rappresentanti del Comitato nazionale di transizione a dichiarare che è un diritto del popolo libico, uccidere Gheddafi se non si arrende. Questa soluzione […]
I ribelli libici sono sicuri all’80% che Muammar Gheddafi è ancora in Libia e si nasconderebbe nella cittadina di Bani Walid o nelle vicinanze di Sirte. Una certezza che ha spinto i rappresentanti del Comitato nazionale di transizione a dichiarare che è un diritto del popolo libico, uccidere Gheddafi se non si arrende. Questa soluzione non era mai stata scartata dai ribelli e nemmeno negata, perché la morte del rais, significherebbe la reale fine dell’impero del colonnello.
A dichiarare l’intenzione di voler uccidere Gheddafi, come un semplice criminale e, poiché uccide indiscriminatamente la popolazione, i ribelli sentono come un loro dovere questa opzione. Ahmad Darrad, responsabile degli interni del Cnt, ha dichiarato che Gheddafi, come criminale, deve subire la sua punizione, come accade a tutti i criminali nel mondo. Non ci saranno sconti per l’uomo che ha ordinato ai suoi uomini di uccidere migliaia di persone senza alcuna distinzione.
A Tripoli si sta festeggiando la fine del Ramadan. Nonostante le sollecitudini di ieri a non dirigersi nella piazza dei Martiri, la popolazione si è radunata per ascoltare la voce dell’imam che nel sermone ha evocato i “martiri” della rivolta libica. La tensione resta alta, soprattutto per la paura di attentati da parte delle forze fedeli al rais. A difesa della popolazione si sono schierate forze armate che presidiano la zona intorno alla piazza.
Cominciano i conteggi anche per le vittime della rivoluzione. Secondo il colonnello Hisham Buhagiar, comandante militare delle truppe ribelli, dall’inizio della rivolta si contano 50 mila morti e tutti in soli sei mesi.
Tra morti della rivoluzione si conta anche l’autista dei quattro giornalisti italiani rapiti e poi rilasciati. Il fratello dell’uomo ha chiesto aiuto per ritrovare il corpo dell’autista morto, poiché negli ospedali non vengono effettuate fotografie dei cadaveri che giungono e nemmeno vengono inseriti dati riguardanti il luogo dal quale vengono prelevati. Un caos totale che coincide con l’emergenza del paese.
Buone notizie per la Libia arrivano invece dall’Italia. Il Ministro Frattini ha annunciato che sono stati sbloccati 500 milioni di euro per aiutare i libici nella loro ricostruzione. Nei giorni precedenti si era parlato di 350 milioni, ma dopo le ultime consultazioni c’è stato un aumento della somma da destinare alla popolazione libica.
Teresa Corrado
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