Israele, giornaliste umiliate per intervistare Benyamin Netanyahu
Alcune giornaliste della stampa estera in Israele, sono state oggetto di umilianti controlli da parte del servizio di sicurezza, prima di poter entrare e partecipare ad un incontro con il leader israeliano Benyamin Netanyahu, che si svolgeva nel suo ufficio. Dall’assassinio di Yatzhak Rabin, avvenuto con un attentato da parte di un ultranazionalista ebreo, nel […]
Alcune giornaliste della stampa estera in Israele, sono state oggetto di umilianti controlli da parte del servizio di sicurezza, prima di poter entrare e partecipare ad un incontro con il leader israeliano Benyamin Netanyahu, che si svolgeva nel suo ufficio.
Dall’assassinio di Yatzhak Rabin, avvenuto con un attentato da parte di un ultranazionalista ebreo, nel 2005, i servizi di sicurezza hanno adottato delle misure straordinarie per quanto riguarda il leader ebreo, ma a volte queste sono assolutamente inutili come quella che è accaduto alle tre corrispondenti solo pochi giorni fa e che ha fatto infuriare l’Fpa, l’Associazione della Stampa Estera, che aveva già condannato più volte le perquisizioni effettuate sui corrispondenti esteri all’interno dell’ufficio di Netanyahu.
Questa volta le tre giornaliste sono state costrette a consegnare i reggiseni, controllati ai raggi X insieme ad altri oggetti presi dalle loro tasche. Un’umiliazione che non può passare in secondo piano, soprattutto perché avvenuta anche in presenza di alcuni colleghi maschi. Le giornaliste si sono rivolte all’Associazione perché nemmeno alla Casa Bianca o a Guantanamo, da quello che riferisce una di loro, si subiscono perquisizioni simili.
L’Fpa ha deciso di consultarsi per valutare se partecipare ad incontri successivi tenuti nell’ufficio del premier israeliano, oppure boicottarli, poiché queste operazioni avvengono solo in corrispondenza di tali eventi. Intanto il direttore dell’Ufficio Stampa Governativo, Oren Helman, si è scusato per il comportamento delle guardie di sicurezza assicurando che fatti incresciosi non avvengano più.
Un sicuro impegno per stabilire la giusta funzione non solo ai giornalisti, ma anche ai membri della sicurezza israeliani, le cui misure di sicurezza sono sì necessarie, ma non possono rivelarsi umilianti per chi svolge il proprio lavoro.
Teresa Corrado