Siria: continuano a manifestare per libertà
Nuovo venerdì di protesta in Siria, ormai il 16/o consecutivo in cui la gente scende in piazza contro il regime attuale, cercando di far sentire la propria voce a chi, risiedendo nel Governo, ancora non ascolta le loro richieste. Si parla di circa un milione di persone scese ieri in piazza e nelle strade, in […]
Nuovo venerdì di protesta in Siria, ormai il 16/o consecutivo in cui la gente scende in piazza contro il regime attuale, cercando di far sentire la propria voce a chi, risiedendo nel Governo, ancora non ascolta le loro richieste.
Si parla di circa un milione di persone scese ieri in piazza e nelle strade, in varie città della Siria. e come sempre la risposta delle forze di sicurezza siriane non si è fatta attendere. Il bilancio delle manifestazioni sarebbe di circa 30 morti. Ad Homs, secondo Razan Zaitouna, noto avvocato e attivista, che ha rilasciato una dichiarazione all’agenzia Routers, si conterebbero ben sette vittime, le altre in giro per i paesi e piccoli villaggi, dove l’esercito è intervenuto con carri armati ed elicotteri.
Altre fonti dichiarano che nella capitale Damasco ci sarebbero stati tre morti durante la manifestazioni che chiedono la caduta del regime attuale e l’attuazione di leggi che assicurino più libertà ai cittadini.
Ancora una volta YouTube è il mezzo di diffusione utilizzato dai comitati che si oppongono al regime di Assad. Video amatoriali sono stati pubblicati e fatti girare in rete, mente vengono mostrati corpi di giovani uccisi con colpi di arma da fuoco.
Ancora una volta lo slogan è stato rivolto con fermezza contro Bashar al-Assad, in un’unica parola rivolta a lui e al suo regime “Vattene!”.
Il quotidiano britannico The Guardian, invece, ha diffuso un documento firmato da alcuni oppositori e dissidenti che intendono dialogare con l’attuale governo, per trovare una soluzione pacifica, attraverso il dialogo. Sempre secondo il quotidiano britannico, i dissidenti firmatari del documento sarebbero stati incoraggiati anche da funzionari del Dipartimento di Stato americano, nella ricerca di un dialogo costruttivo per l’attuazione reale delle riforme richieste e promesse anche da Assad in alcuni suoi interventi anche televisivi, mentre Washington nega di aver appoggiato il testo in questione.
Teresa Corrado