Siria: dialogo nazionale per una trovare una soluzione pacifica
La Siria cerca di rientrare in un clima normale e far finire, in questo modo, le manifestazioni dei dissidenti, che, nonostante la repressione, continuano a verificarsi senza sosta. Il Governo siriano ha programmato per il prossimo 10 giugno a Damasco, l’inizio di un “dialogo nazionale” a cui sono invitati a partecipare personalità politiche e intellettuali […]
La Siria cerca di rientrare in un clima normale e far finire, in questo modo, le manifestazioni dei dissidenti, che, nonostante la repressione, continuano a verificarsi senza sosta. Il Governo siriano ha programmato per il prossimo 10 giugno a Damasco, l’inizio di un “dialogo nazionale” a cui sono invitati a partecipare personalità politiche e intellettuali dell’opposizione e indipendenti della Siria.
La riunione dovrebbe far fronte alla profonda crisi che sta spaccando da mesi lo stato siriano. I dissidenti però, si sono già riuniti, per la prima volta a Damasco, pubblicamente. Intellettuali e dissidenti, più di cento, hanno cercato di trovare una via s’uscita all’attuale crisi che ha causato la morte di 1342 civili e 343 tra poliziotti e soldati del regime. Gli uomini riunitisi a Damasco, hanno cercato di appellarsi per una transizione pacifica del Governo verso una più giusta e soprattutto equilibrata democrazia che in questo momento è assolutamente assente.
Ma i dissidenti che risiedono all’estero e che hanno dovuto lasciare il paese, accusano questi, di essere manipolati dal Governo attuale, poiché già da mesi, si era cercato il dialogo con il Governo, ma l’attuale regime, nonostante le promesse di riforme e di cambiamento, realmente non ha fatto nulla, nonostante anche le sollecitazioni internazionali non solo europee, ma anche degli Stati Uniti e della Nato.
L’Onu, per andare incontro alla popolazione, ha anche sancito delle sanzioni, ma tutto questo non ha fermato il governo di Assad che continua a fare promesse, mentre spara sui dimostranti, li arresta e si preoccupa di fermare i profughi perché possano raccontare quello che realmente accade in Siria.
Teresa Corrado