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Rosita: la mucca clonata che produce latte materno

Il 6 aprile scorso è nata in Argentina, Rosita la prima mucca nata per clonazione in grado di produrre latte umano. Ad avvalorare la tesi sono stati alcuni esperti dell’ Università Nazionale di San Martin e dell’ Istituto Nazionale di Teconolgia Agricola dell’ Argentina, che hanno ritrovato nel latte di Rosita delle “sostanze protettive contro […]

Il 6 aprile scorso è nata in Argentina, Rosita la prima mucca nata per clonazione in grado di produrre latte umano. Ad avvalorare la tesi sono stati alcuni esperti dell’ Università Nazionale di San Martin e dell’ Istituto Nazionale di Teconolgia Agricola dell’ Argentina, che hanno ritrovato nel latte di Rosita delle “sostanze protettive contro le infezioni” che normalmente non si trovano nel latte di questi animali.

Secondo quanto riportato, la mucca sarebbe stata sottoposta alla somministrazione di alcuni geni umani nel proprio Dna, in questo modo l’animale sarebbe in grado di produrre latte umano, contente lattoferrina, proteina che rinforza il sistema immunitario e lisozima, una sostanza antibatterica molto importante per l’organismo. Ovviamente questa notizia ha suscitato molto scalpore non solo in Argentina ma anche a livello mondiale, dove si sono immediatamente precipitate, le considerazioni di coloro i quali sono a favore di queste innovazioni bio-teconlogiche e coloro i quali invece mantengono sempre un certo riservo.

Difatti se da un lato ci sono quelli che considerano questa ricerca molto utile per i bambini che non hanno accesso al latte materno per un determinato motivo o causa, rimangono invece perplessi dall’altro gli stessi vertici della Lav, Lega Antivivisezione, che considera questa ipotesi come una “possibile causa di diffusione di virus silenziosi e possibili effetti indesiderati. “. Mentre per quanto riguarda casa nostra, il popolo italiano si mostra decisamente contrariato all’introduzione di possibili innovazioni bio-tecnologiche, in quanto secondo una indagine effettuata dal Coldiretti, almeno 3 italiani su 4 non consumerebbero mai questo latte per i propri bambini. In questo modo gli italiani, si mostrerebbe come il popolo più scettico, posizionandosi tra i primi posti al livello europeo.

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