Navi italiane sequestrate in Somalia, il silenzio assordante della stampa
Questa notizia che stiamo per raccontare ha avuto davvero poco risalto nella cronaca, ma si tratta di un grave episodio che si sta verificando a largo dei mari del Corno d’Africa. La gravità di quanto sta accadendo riguarda sia il fatto in se stesso, terribile e angosciante, ma oserei dire che la cosa peggiore è […]
Questa notizia che stiamo per raccontare ha avuto davvero poco risalto nella cronaca, ma si tratta di un grave episodio che si sta verificando a largo dei mari del Corno d’Africa. La gravità di quanto sta accadendo riguarda sia il fatto in se stesso, terribile e angosciante, ma oserei dire che la cosa peggiore è il silenzio assordante che c’è di fronte a questa tragedia.
Ma andiamo con ordine.
Rispettivamente l’8 febbraio e il 22 aprile scorso, sono state sequestrate due navi italiane la “Savina Caylin” e la “Rosalia D’Amato”, gli uomini tenuti sotto sequestro sono 22, di cui 11 sono italiani, il sequestro è avvenuto ad opera di filibustieri somali, meglio noti come pirati, da allora non si sa più niente, ma non certo perché non ci siano notizie.
Due dei 5 della Savina sono originari dell’isola di Procida! I procidani lo scorso 1 Maggio hanno sfilato per l’isola in quasi 4mila…parliamo di un’isola molto ristretta di neanche 4 km!!
Ad oggi i parenti delle vittime sequestrate stanno raccogliendo le firme da spedire al Presidente della Repubblica, Napolitano, sperando che tramite lui si riesca a sbloccare questa situazione di terrore e ansia.
Ormai sono trascorsi tre mesi, dal sequestro della prima nave, la “Savina Caylin, ma il governo italiano non sta facendo nulla, o almeno questa è la sensazione che traspare, per riportare queste persone alle loro famiglie, che nell’attesa di qualche loro notizia stanno vivendo giorni di angoscia.
Tutto questo silenzio fa aprire vari scenari: il più plausibile è che non sono ancora in corso trattative con chi tiene in custodia gli italiani, ma che si stia cercando di arrivarci attraverso vie diplomatiche pressoché improbabili. Le condizioni dei sequestrati a bordo della nave durante il sequestro è molto precaria se ne ha testimonianza dal racconto fatto al telefono da uno dei sequestrati della ‘Savina Caylin’ ai familiari in Italia, in cui viene confermato che non stanno bene e chiedono aiuto.
Quello che i pirati lamentano è il mancato contatto tra loro, il nostro governo e l’armatore. Il personale delle navi tratto in ostaggio rappresenta per questi “terroristi del mare” solo una fonte di guadagno una “cosa” da scambiare con denaro. Infatti, è proprio questo l’unico motivo per il quale i somali abbordano e catturano navi nel mare del Corno d’Africa e nell’Oceano Indiano. Tengono la nave e gli uomini in ostaggio anche per diversi mesi se in cambio del loro rilascio non viene pagato un riscatto: finora nessun Paese ha mai riottenuto indietro gli ostaggi senza non aver pagato un riscatto.
Chi si deve occupare della trattativa con questi pirati sono le stesse compagnie marittime proprietarie della nave, ma un serio e concreto impegno deve partire anche dai governi dei Paesi da cui provengono i marittimi catturati.
Non resta che sperare che il governo italiano, la Farnesina, il Ministro della difesa intervengano, facciano concretamente il possibile per riportare questi nostri cittadini a casa sani e salvi!
Giusy Cerminara
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Meno male che c’è chi si impegna e si indigna per il silenzio che cade su fatti gravissimi che mettono in pericolo delle vite umane. Speriamo che il governo stia facendo qualcosa per salvare queste persone da troppo tempo ostaggi di personaggi senza scrupoli.