Terremoto Giappone: arriva il robot per trovare superstiti
Ormai non resta che cercare sotto il fango e le macerie i superstiti del terribile terremoto che ha colpito il Giappone venerdì scorso. Per riuscire in questa impresa si sono messi al lavoro anche team di ingegneri, che stanno utilizzando i robot più avanzati a disposizione in questo campo, fra cui un ‘serpente’ lungo 8 […]
Ormai non resta che cercare sotto il fango e le macerie i superstiti del terribile terremoto che ha colpito il Giappone venerdì scorso. Per riuscire in questa impresa si sono messi al lavoro anche team di ingegneri, che stanno utilizzando i robot più avanzati a disposizione in questo campo, fra cui un ‘serpente’ lungo 8 metri in grado di infilarsi nei cunicoli più stretti, presentato pochi giorni fa allaTexas A&M University, è stato Robin Murphy, direttore del Center for Robot-Assisted Search and Rescue della Texas A&M University, a riferire questa notizia.
L’università proprio nei giorni scorsi stava ospitando un meeting sul tema, a cui partecipavano anche i principali esperti giapponesi, che appresa la notizia della catastrofe, sono subito tornati in patria. Satoshi Takodoro, dell’università di Sendai, sta utilizzando proprio nella città giapponese la Active Scope Camera, che è il miglior robot al mondo in grado di lavorare all’interno di spazi stretti – scrive Murphy – mentre Eiji Koyanagi, della Future Robotics Technology Center, sta utilizzando il robot Quince intorno all’area di Tokyo. Anche altri gruppi di cui non si ha conferma diretta stanno lavorando avvalendosi del prezioso aiuto del robot.
La Active Scope Camera è un robot radiocomandato munito di telecamera che ha la forma di un serpente di 8 metri di lunghezza, che può individuare dei superstiti sepolti sotto metri di macerie.
Il serpente si muove attraverso delle piccole ciglia disposte lungo tutto il corpo e può strisciare attraverso tubi e piccoli anfratti muovendosi a circa 5 centimetri al secondo.
Il secondo robot utilizzato, Quince, è un veicolo che ha 4 set di ruote cingolate indipendenti, capace di scalare gli ostacoli, che oltre alla videocamera ha un sensore che rileva la presenza di CO2, che potrebbe derivare dal respiro umano.
Non resta che sperare che la tecnologia possa aiutare nel ritrovamento di persone che sono riuscite a sopravvivere, ma sono ancora intrappolate chissà dove sotto le macerie.
Giusy Cerminara