Libia, oggi l’ONU decide: rischio profughi, tira e molla tra UE e Italia
Dopo l’appello del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, perché si prenda una decisione il prima possibile, pare che la situazione stia per arrivare ad una svolta. Da un lato il Presidente USA, Obama, ha già firmato le sanzioni contro la Libia, attraverso il congelamento del beni personali di Gheddafi. L’ordine di esecuzione è immediato e […]
Dopo l’appello del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, perché si prenda una decisione il prima possibile, pare che la situazione stia per arrivare ad una svolta. Da un lato il Presidente USA, Obama, ha già firmato le sanzioni contro la Libia, attraverso il congelamento del beni personali di Gheddafi. L’ordine di esecuzione è immediato e le ragioni sono dettate dalle “misure estreme [prese] contro il popolo libico, tra cui l’uso di armi da guerra, mercenari per commettere violenza contro civili inermi come recita il dispaccio ANSA. Dall’altro il figlio di Muammar, Saif al Islam, ha diffuso in un comunicato l’intenzione di negoziare con i ribelli che hanno in mano la Cirenaica, anche se nega fermamente l’impiego di mercenari. Alle 17 il Consiglio di sicurezza dell’ONU si riunirà per votare un documento definitivo contro il regime libico. Anche Berlusconi, che pare comunque non abbandonare la sua cautela, sostiene: “Se tutti siamo d’accordo possiamo mettere fine al bagno di sangue e sostenere il popolo libico”. Dal canto suo il Ministro della Difesa Ignazio La Russa dice che il Trattato di amicizia italo-libico “è inoperante” dovendolo quindi considerare “sospeso”. La dichiarazione viene a cadere dopo la titubanza espressa ieri sera dal vice-ministro leghista Castelli, ospite di Lilli Gruber alla trasmissione “Otto e Mezzo” su La7.
Ma il fine delle dichiarazioni italiane si concentra sulle conseguenze che gli eventi libici potrebbero comportare per gli Stati d’Europa, specie quelli mediterranei. Berlusconi nella sua dichiarazione pone anche lui l’accento sul “rischio di una emergenza umanitaria con decine di migliaia di persone da soccorrere”, mentre La Russa insiste sull’assoluto bisogno di collaborazione da parte dell’UE. “L’ Europa – dice – si deve fare carico anche dell’emergenza. Non si può immaginare che l’Europa del nord lasci sola l’Italia”. Sempre Ban Ki-moon aveva lanciato ieri l’appello verso i Paesi vicini alla Libia, quindi anche quelli europei, a “tenere i confini aperti”. Il rischio di ondata immigrazione è alto. Il segretario ONU ha già parlato di stime dalle quali si evincerebbe che, su circa 37.000 profughi fuggiti, poco più di 20.000 sarebbero in Tunisia e il resto in Egitto. E, si precisa, il numero complessivo potrebbe essere maggiore, mentre il Pam – Programma alimentare mondiale – teme per le scorte di cibo in Libia.Una previsione – il rischio di massiccia immigrazione – che ha già allertato gli organi europei ed italiani da diversi giorni. E’ di inizio settimana la diffusione delle conclusioni del famoso rapporto di “Frontex”, l’agenzia di sorveglianza delle frontiere della comunità europea. La stima minima del rapporto Frontex parla di un eventuale flusso di profughi dal Nord Africa di circa 500.000 persone. Quella poi presentata nel mini-summit di Roma tra Spagna, Francia, Italia, Malta, Grecia e Cipro da Maroni è di 2/300.000. Altre parlano, di media, di 750.000. Resta in ogni modo la quantità preoccupante. Specie in questo momento che, dicono i rapporti, il regime della Libia non riesce a tenere sotto controllo la distesa di 2.000 km di coste libiche potrebbero verificarsi ancor di più ingenti richieste di asilo con sbarchi verso Lapedusa, Malta e la Sicilia. Domenica scorsa difatti una missione “Hermes”, sempre promossa da Frontex, si era recata a Lampedusa per concordare con le autorità italiane, a cui si erano aggiunte quelle maltesi, un piano riguardo l’afflusso dei profughi tunisini. Dalla Tunisia, dove oggi sono scoppiate nuove rivolte, sono circa 5mila gli sbarcati a Lampedusa. E si pone anche il problema dei rimpatri. “Con la Tunisia non c’e’ nessun accordo con l’Ue in materia di riammissione”, quindi “non si può obbligare il paese a riprenderli indietro” ha dichiarato la commissaria UE per gli affari interni Cecilia Malmstroem, dopo aver fatto riferimento alla possibilità di “ampliare” la missione Hermes di Lampedusa all’assistenza degli immigrati africani.
Intanto anche sul fronte del rimpatrio degli italiani dalla Libia le notizie sono alterne. Secondo quanto diffuso dalla Farnesina le autorità libiche hanno negato l’autorizzazione d’atterraggio ad un C-130 dell’Aeronautica Militare. Era decollato da Pisa per riportare in Italia la ventina di italiani che senza viveri sono bloccati ad Amal, nell’entroterra cirenaico. Poco fa si è saputo invece che i 150 dipendenti della sarda Bonatti Spa (impresa di costruzioni) – dieci dei quali italiani – che si erano diretti verso la Tunisia a bordo dei camion hanno potuto finalmente passare il confine, come attendevano da ieri mattina.
Luigi Fattorini
E’incorporeo s’assaggia non c’é feeling tra la “comunità internazionale” e le riotte africane.