Attualità Italiana

Fuori dal coro racconta senza saperlo l’agonia di Cristina Pagliarulo: 48 ore per morire in ospedale

Fuori dal coro raccontando gli ospedali al collasso testimonia, inconsapevolmente l'agonia di Cristina una donna di 41 anni morta dopo due giorni in ospedale

fuori dal coro storia cristina

“Chi non è intervenuto ha ucciso la paziente.” Con queste parole dure e inequivocabili, il medico legale Pasquale Bacco è intervenuto nella trasmissione Fuori dal coro, andata in onda su Rete 4, per commentare la tragica vicenda di Cristina Pagliarulo. La donna, 41 anni, è deceduta dopo aver trascorso due giorni nel pronto soccorso dell’ospedale Ruggi, senza ricevere le cure necessarie.

Tutto è iniziato con un servizio della scorsa settimana, in cui il programma aveva acceso i riflettori sulle criticità del pronto soccorso dell’ospedale. Durante il reportage, in sottofondo, si potevano sentire i lamenti di una paziente che accusava forti dolori addominali. Era il 3 marzo. Nei giorni successivi, la redazione ha ricevuto numerose richieste di informazioni su quella donna, fino a quando è arrivata la conferma: si trattava di Cristina, il cui cuore ha smesso di battere il 5 marzo. I giornalisti di Fuori dal coro, hanno documentato, senza saperlo, quella che è stata l’agonia di Cristina che ha fatto di tutto, insieme a suo figlio per chiedere aiuto ma che in quell’ospedale, ha trovato la morte. Oggi, riguardando quel servizio, si resta sgomenti, di fronte anche al modo in cui la donna è stata trattata. Quasi come se si lamentasse inutilmente, nessuno si era reso conto di quanto fosse grave la situazione eppure, il referto della TAC fatta alla donna parlava chiaro, e allora, perchè non è stata curata?

A Fuori dal Coro l’agonia di Cristina Pagliarulo morta a 41 anni in ospedale

Cristina era arrivata in pronto soccorso il 3 marzo alle 3:05 del mattino. Dopo pochi controlli, alle 5:00 era stata dimessa e mandata a casa, nonostante il dolore persistesse. Tuttavia, il malessere non solo non si era attenuato, ma era addirittura peggiorato. Così, alle 13:38 dello stesso giorno, la donna era stata costretta a tornare in ospedale con il 118, lamentando un dolore sempre più intenso.

Nonostante la gravità della situazione, i suoi sintomi sono stati minimizzati. Il personale sanitario aveva persino chiamato una psicologa, interpretando il suo malessere come un disagio emotivo, anziché un segnale di una grave emergenza medica. Quando Cristina, visibilmente preoccupata, chiedeva: “Perché mi sto gonfiando?”, le veniva risposto che “era tutto sotto controllo”. Ma non lo era affatto.

Fuori dal coro testimonia l’agonia di Cristina morta in ospedale a Salerno

Una TAC eseguita successivamente aveva evidenziato un quadro clinico critico: un’estesa alterazione del tessuto mesenteriale e una mancata opacizzazione dell’asse venoso mesenterico, segni chiari di ischemia ed emorragia addominale. Inoltre, Cristina aveva subito da poco un aborto, un elemento che avrebbe dovuto allertare immediatamente i medici. Eppure, nonostante una diagnosi chiara e allarmante, nessuno è intervenuto con l’urgenza necessaria. I medici presenti continuavano a dire che era tutto sotto controllo e che era lei che non stava collaborando, visto che continuava a stare in piedi invece che a stare sdraiata per la terapia.

Cristina è rimasta più di 24 ore in pronto soccorso, spostata da un medico all’altro, senza ricevere le cure adeguate. Solo la sera del 4 marzo, quando ormai la situazione era precipitata, è stata finalmente ricoverata e sottoposta a intervento chirurgico d’urgenza. Ma era troppo tardi. L’operazione, se eseguita in tempo, avrebbe potuto salvarle la vita. Lo ha ribadito anche il medico legale ascoltato nella trasmissione di Mario Giordano. Per quanto il quadro clinico fosse compromesso, la giova età della donna, avrebbe potuto aiutarla a salvarsi.

Anche la gestione del triage ha mostrato gravi incongruenze. Quando Cristina è tornata in ospedale il 3 marzo alle 13:38, lamentando addominalgia e vomito, le era stato assegnato un codice che non segnalava alcuna urgenza chirurgica. Solo il giorno dopo, alle 17:34 del 4 marzo, il codice è stato finalmente aggiornato a rosso, indicando una condizione critica e potenzialmente letale. Tuttavia, incredibilmente, appena quattro minuti dopo, alle 17:38, è stato nuovamente declassato ad arancione, riducendo così l’allarme e ritardando ulteriormente l’intervento.

Ischemia ed emorragia addominale: un quadro gravissimo che richiedeva un intervento immediato. Non l’hanno operata, l’hanno lasciata su una barella per ore senza agire. Un medico che non legge una diagnosi simile e non interviene condanna a morte la paziente, ha denunciato il dottor Pasquale Bacco.

Il figlio di Cristina, che era con lei in pronto soccorso, ha raccontato di aver ricevuto rassicurazioni da parte del personale sanitario, che gli aveva detto che la madre soffriva di semplici calcoli alla colecisti. Ma il referto parlava chiaro: la situazione era ben più grave. E si vede molto bene quello che i medici dicono al ragazzo anche nel servizio di Rete 4, Cristina non vuole neppure farsi vedere sofferente dal figlio, continua a vomitare e a stare male.

“Dentro c’è l’inferno”, ha commentato una donna in attesa nello stesso ospedale, descrivendo il caos del pronto soccorso. Un infermiere invece aveva rassicurato la giornalista di Fuori dal coro, raccontando che era tutto sotto controllo e che non ci fosse nulla di cui preoccuparsi.

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