Dubbi e domande sulla morte di Clelia caduta nell’ascensore vuoto
Per Clelia si poteva fare qualcosa dopo la caduta in ascensore? C'era qualcuno ad aspettarla? I dubbi della sua famiglia
Un terribile incidente ha scosso la tranquilla cittadina di Fasano. Clelia, una giovane di 25 anni, è precipitata nel vuoto per una quindicina di metri, trovando la morte in circostanze che sollevano numerosi interrogativi. Clelia è entrata nell’ascensore pensando che ci fosse il vano, forse in un attimo di distrazione non si è invece accorta che non c’era nulla ed è precipitata. Ma ci sarebbero degli elementi che mettono diversi dubbi in testa alla famiglia della ragazza. La ricostruzione dei suoi ultimi minuti di vita fa pensare.
A mettere insieme tutti i tasselli sono stati i familiari della ragazza. Clelia è tornata a casa intorno alla mezzanotte tra domenica e lunedì. È entrata nel suo appartamento solo per pochi minuti, giusto il tempo di lasciare la borsa. Poi, con solo il cellulare in mano, ha deciso di scendere di nuovo. Ha aperto la porta dell’ascensore, convinta di trovare la cabina pronta, ma invece è precipitata nel vuoto. Il padre di Clelia adesso si chiede: si poteva fare qualcosa per sua figlia? Se è scesa solo con il cellulare, forse c’era qualcuno sotto che la stava aspettando, e questa persona perchè non l’ha cercata vedendo non era arrivata?
La morte di Clelia a Fasano
Numerosi sono gli interrogativi ancora senza risposta. In primo luogo, perché Clelia stava riscendendo solo con il telefono in mano? Secondo il padre, Clelia sarebbe salita al quarto piano per lasciare la borsa e altri effetti personali. Poi, potrebbe aver deciso di scendere per salutare degli amici o recuperare qualche oggetto dimenticato. Tuttavia, il motivo esatto resta incerto. Inoltre, se qualcuno l’aspettava, perché non ha avvisato i soccorsi? Non è chiaro se Clelia fosse attesa da qualcuno. Se così fosse, resta da capire perché nessuno abbia lanciato l’allarme quando non è arrivata. Sarà fondamentale anche vedere se sul cellulare della ragazza ci sono delle chiamate, magari fatte appunto dalle persone che erano sotto casa ad attenderla.
Un altro punto critico è perché la cabina dell’ascensore era scesa al primo piano nonostante la porta fosse aperta al quarto. Questo dettaglio è ancora da chiarire. Un’inquilina ha riferito che l’ascensore fosse fuori uso, avendo provato a chiamarlo alle tre di notte senza successo. La dinamica della discesa della cabina con la porta aperta è ancora da chiarire.
A scoprire cosa fosse successo a Clelia è stato suo padre, Giuseppe. Alle sei del mattino, non vedendola in casa, ha tentato di chiamarla. Ha sentito il cellulare squillare nel vano dell’ascensore, trovando così il corpo della figlia.