Aggravante della crudeltà per Impagnatiello: le coltellate a Giulia mentre era ancora viva
Ad Alessandro Impagnatiello saranno contestate anche le aggravanti della crudeltà, del vincolo della convivenza, dei futili motivi e della premeditazione per l'omicidio della sua compagna Giulia Tramontano. La donna era incinta al settimo mesi di gravidanza quando è stata barbaramente accoltellata con quasi 40 pugnalate dal suo compagno nella casa in cui vivevano insieme a Senago
Sarà complicatissimo per i familiari di Giulia Tramontano ascoltare in aula le accuse contro Alessandro Impagnatiello, il compagno della loro adorata figlia che l’ha uccisa con quasi 40 coltellate. Sarà difficile ma necessario perchè chi ha commesso questo atroce omicidio deve pagare. Giulia in grembo portava il suo Thiago, al settimo mese di gravidanza. Impagnatiello, secondo la ricostruzione fatta, aveva cercato di avvelenare sia lei che il bambino, prima di decidere di farla finita in modo brutale. Con un coltello, con quasi 40 coltellate, molte delle quali date quando Giulia era ancora viva. Per questo motivo è stata riconosciuta l’aggravante della crudeltà.
Alessandro Impagnatiello e l’omicidio di Giulia Tramontano
Nel decreto con il quale il giudice ha disposto il giudizio immediato — l’udienza è prevista il 18 gennaio davanti alla Corte d’Assise — sono contestate anche le aggravanti del vincolo della convivenza, dei futili motivi e della premeditazione. Circostanza, quest’ultima, che il gip Minerva aveva inizialmente escluso al momento della convalida del fermo di Impagnatiello. Ma che Impagnatiello abbia premeditato tutto è emerso nel corso delle indagini. A parlare per lui, la cronologia del suo cellulare, del tablet che usava in comune con Giulia. E poi la testimonianza chiave dell’altra donna, la stessa che si è detta più volte sicura che se la sera dell’omicidio di Giulia lo avesse fatto entrare in casa, avrebbe potuto usare violenza anche contro di lei.
Le ricerche di Impagnatiello prima e dopo l’omicidio di Giulia
Prima e dopo. Prima le ricerche per i veleni con i quali uccidere anche un essere umano, le ricerche per fare un finto test del dna. Le ricerche per avvelenare una persona e feto. Dopo le ricerche per cancellare via ogni traccia. Come bruciare un cadavere, ci ha provato ma non è riuscito a eliminare le tracce di Giulia dalla vasca da bagno. Voleva anche ripulire la vasca, dopo aver tentato di cancellare i segni dell’atroce omicidio commesso. Ha cercato un tutorial sul web. Ma non ha cancellato la cronologia delle sue ricerche, la stessa che a oggi, lo incastra.
Se le aggravanti dovessero essere poi confermate in Corte d’Assise, Impagnatiello, difeso dagli avvocati Giulia Geradini e Samanta Barbaglia, non riuscirà ad evitare l’ergastolo.